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Bioparco di Roma, scontro ai vertici: otarie sfrattate

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Susanna Novelli
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È guerra aperta ormai ai vertici del Bioparco. Potrebbe essere una delle tante, inesorabili, questioni che si generano praticamente in ogni Consiglio di amministrazione, con una mera lotta di potere fine a se stessa che disegna a suon di delibere il potere di una o dell’altra componente. Ma stavolta non è così. Perché in ballo c’è il benessere di due otarie, provento di una donazione internazionale che, loro malgrado, sono finite al centro di una «notte dai lunghi coltelli». Andiamo con ordine. I due pinnipedi vivono da circa due anni nella vasca delle foche, un ambiente certamente non ottimale e per questo si è avviata una lunga (e chissà poi perché così lunga) procedura per la realizzazione di lavori ad hoc nella vasca degli ex orsi bianchi.

A complicare la situazione, ovviamente, il coronavirus e il lockdown che ha portato pecunia di cassa e ritardi più o meno tecnici. Arriviamo così al 14 dicembre quando il Consiglio di amministrazione delibera con l’astensione del vice presidente e il voto contrario del presidente, il trasferimento delle Otarie al Delfinario di Malta. Il 18 dicembre il presidente della Fondazione Bioparco, Francesco Petretti, chiede alle autorità comunali di Tutela ambientale di opporsi a tale trasferimento. Prima di proseguire, per inciso, nella mozione di sfiducia del Cda nei confronti del presidente, sono elencate le azioni mosse per il trasferimento delle otarie, con tanto pareri legali, ingegneristici e di una ricerca (non si capisce tuttavia seguendo quali criteri) di un luogo più idoneo per gli animali, individuato poi nel parco acquatico - privato - di Malta.

Lo scontro senza ritorno avviene il 2 gennaio quando il Cda ribadisce il via libera al trasferimento, (entro la metà di febbraio) approvando una mozione di sfiducia nei confronti del presidente. A quel punto Petretti scrive, il 7 gennaio, al sindaco Raggi, al Gabinetto del sindaco, al Dipartimento Tutela ambientale, all’assessore Fiorini. Il giorno dopo, l’8 gennaio il Cda scrive a sua volta agli stessi destinatari, chiedendo alla Raggi le dimissioni di Petretti e che, in caso contrario, si sarebbero dimessi loro, venuto meno il rapporto fiduciario.

Tre giorni dopo, e siamo all’11 gennaio, arriva la risposta del direttore del Dipartimento Tutela Ambientale, Nicola De Bernardini. Una nota dettagliata, frutto di un sopralluogo che lo stesso direttore riferisce di aver compiuto presso il Bioparco. I lavori innanzitutto. «Eccessivi», scrive De Bernardini, «i radicali interventi strutturali e tecnici richiesti». «La lavorazione ancora mancante è la sola impermeabilizzazione della vasca con resine speciali al costo di 26mila euro...». E dunque «visto l’esiguo costo, non è pensabile che la codesta struttura non sia in grado di eseguire tale lavorazione ma - scrive il direttore capitolino - in caso contrario comunico sin d’ora che il Dipartimento da me diretto è in grado di intervenire immediatamente e completare definitivamente la vasca».

Per quanto riguarda la scelta della struttura di Malta, non solo non è membro dell’associazione europea di zoo e acquari (Eaza), ma la vasca per i pinnipedi non avrebbe i requisiti richiesti dall’Eaza. Nel parco, privato, di Malta inoltre vengono offerte esperienze di contatto tra pubblico e animali. «Al Bioparco di Roma gli animali non sono così abituati ad essere esposti alla vista e certamente mai al contatto diretto con il pubblico». Infine, ma non da ultimo, il trasferimento all’estero degli animali provocherebbe un forte stress dovuto «alla cattura presso il Bioparco, al trasporto presso l’areoporto, viaggio aereo e il trasporto fino al parco», questo significa sedazione ed essere rinchiusi in una cassa buia per almeno 12 ore.

Oltre a questo, ovviamente, la ricaduta di immagine del Bioparco a livello internazionale. Per tutti questi motivi il direttore chiede la revoca del trasferimento, allegando una nota "tecnica" in cui si ricorda «che gli animali ospitati all’interno del Bioparco sono proprietà del Comune di Roma». Sulla vicenda il capogruppo in Campidoglio di Fdi, Andrea De Priamo che getta un’ombra gravissima: «Sul Bioparco ci mancava l’affare otarie! Il Cda chiede le dimissioni del Presidente perché non autorizza la cessione delle Otarie ad uno zoo di Malta, guarda caso di cui uno dei membri è tra i gestori. Se una cosa funzionava bene nella Capitale era il Bioparco: con la Raggi e le sue nomine anche il giardino zoologico sta soffrendo tra scandali e lotte intestine».

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