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Le università riapriranno a marzo

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Valentina Conti
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Due fasce orarie d’ingresso (8-10), in classe anche il sabato (se necessario e possibile), più mezzi pubblici e controlli anti-assembramento dei vigili e della protezione civile. Il piano per il ritorno in classe delle scuole secondarie di secondo grado dal 7 gennaio nella Capitale, anticipato su queste pagine, è stato delineato ufficialmente dal documento operativo firmato la vigilia di Natale dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi.

Nel dettaglio, si avrà una limitazione della percentuale di ingresso degli studenti al 40% nella prima fascia delle ore 8 e al 60% nella seconda delle 10. La pianificazione dell’attività didattica in presenza avverrà su cinque giorni settimanali, a fronte di un’apertura dei plessi dal lunedì al sabato. Lo scopo è giungere ad un’ulteriore riduzione giornaliera del flusso degli allievi, calcolata sul 75% del ritorno sui banchi, di circa un sesto, così da ottemperare, per ogni singolo giorno di attività scolastica, ad un complessivo bacino di utenza di circa il 62,5% dei ragazzi. Il sabato si potrà permettere l’ingresso di tutti gli studenti alle 8.

Gli enti locali e le amministrazioni interessate sono chiamati «ad avviare confronti con gli operatori economici che assicurano il trasporto pubblico locale – si legge nel documento - al fine di attuare una rimodulazione dei servizi, valutando altresì l’eventuale adozione di ogni provvedimento utile ad operare una differenziazione oraria delle attività produttive rispetto a quelle scolastiche». Considerando pure – da quanto riferito dal prefetto - che le attività universitarie capitoline non incideranno immediatamente, dal 7 gennaio, sul trasporto pubblico locale, perché riprenderanno in presenza solo all’inizio di marzo. Cotral prevede di potenziare i servizi nelle ore di punta con l’aggiunta di circa 220 autobus e di riprogrammare il servizio sulla base dei nuovi orari. Atac di «sub-affidare ad operatori esterni alcuni lotti di linee a bassa frequentazione», recuperando circa 122 vetture. Dalla Regione Lazio sono arrivati 10 milioni per il servizio extraurbano, dallo Stato finora poco meno di 10,5 milioni.

Contrarietà sui turni orari è stata espressa dai capi di istituto. Settantotto dirigenti scolastici di scuole superiori di Roma e provincia – dal Primo Levi al Morgagni - hanno scritto al prefetto e all’Ufficio scolastico regionale. «Non vanno questi orari perché massacrano la giornata di studio specialmente dei ragazzi degli istituti professionali, alberghieri, artistici che hanno fin sette ore al giorno - ribadisce Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma e Lazio – ci accorgeremo di queste aporie determinate non per responsabilità della scuola, ma di chi ha evidentemente mal gestito il trasporto urbano per anni, quando verranno fatte le inchieste dell’Invalsi che verificheranno le performance degli studenti». «Cambiando nuovamente l’orario per i docenti, peggiorerà sensibilmente, riempiendosi di "ore buco". Senza contare che durante questi giorni di vacanza siamo tutti impegnati a lavorarci, in mezzo alle altre difficoltà che non spariscono», si accoda Cristina Costarelli, vicepresidente ANP Roma e preside del Newton.
 

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