Covid, saturimetro e paracetamolo: come curare il coronavirus a casa
Le indicazioni del ministero della Salute diffuse dalla Federazione degli ordini dei medici
L’indispensabile saturimetro per monitorare l’ossigenazione del sangue, terapie sintomatiche come il paracetamolo, evitare antibiotici ed eparina ma anche i farmaci su cui tanto si era sperato nelle prime fasi, dall’idrossiclorochina agli integratori come la lattoferrina. Sono state diffuse dal ministero della Salute le attese ’indicazioni sulla Gestione Domiciliare dei Pazienti con Infezione da Sars-Cov-2’, inviate oggi con una circolare ai principali stakeholders e pubblicate anche sul sito della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici. "Anche in occasione di questa seconda ondata pandemica - scrive il ministero - esiste la necessità di razionalizzare le risorse al fine di poter garantire la giusta assistenza a ogni singolo cittadino in maniera commisurata alla gravità del quadro clinico". Una corretta gestione del caso fin dalla diagnosi «consente di attuare un flusso che abbia il duplice scopo di mettere in sicurezza il paziente e di non affollare in maniera non giustificata gli ospedali e soprattutto le strutture di pronto soccorso».
Per questo "i Medici di Medicina Generale (MMG) e i Pediatri di Libera Scelta (PLS), grazie alla presenza capillare nel territorio e alla conoscenza diretta della propria popolazione di assistiti, sia in termini sanitari che in termini sociali, devono giocare, in stretta collaborazione con il personale delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) e con eventuali unità di assistenza presenti sul territorio, un ruolo cruciale" nell’identificazione dei positivi, la loro segnalazione alla Asl di competenza, il monitoraggio e la prescrizione delle terapie appropriate.
COSA FARE Per i pazienti ritenuti meno a rischio, che non necessitano di ricovero (con una sintomatologia simil-influenzale, accompagnata da assenza di dispnea e tachipnea e con il saturimetro che segni più del 92%, con febbre sotto i 38 gradi o oltre i 38 gradi da non più di 72 ore, si prevede: misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria; trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo); appropriate idratazione e nutrizione; non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti), in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti; non utilizzare routinariamente corticosteroidi, eccetto in pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia.
COSA NON FARE Non utilizzare eparina, e nemmeno gli antibiotici, eccetto in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico. Non utilizzare idrossiclorochina, «la cui efficacia - si legge nel documento - non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti».
NO ALL'AEROSOL Evitare anche di somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi «per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente». Infine, «non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato».