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Tamponi rapidi, la Regione Lazio blocca i test in farmacia

Antonio Sbraga

Il test è stato talmente “rapido” che l’hanno fatto durare il solo spazio di un giorno: “si comunica espresso diniego all’avvio in autonomia di tale attività”. Così la Direzione Regionale Salute ha dato esito “negativo” all’esecuzione dei test diagnostici rapidi per Covid-19 nelle Farmacie Igea di Roma che lunedì scorso hanno dato “corso all’accordo che la stessa Regione Lazio ha sottoscritto con Federfarma. Noi ci siamo subito attrezzati e invece ci hanno fermato subito”, allarga le braccia la dottoressa Maria Catena Ingria, da oggi costretta a sospendere l’esecuzione dei test.

Ma l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha appena annunciato che “le farmacie del Lazio stanno partendo con i test rapidi antigenici e i test sierologici secondo l’accordo regionale”: allora perché voi vi fermate?
“Lo chieda all’assessore, perché a noi non ci hanno fornito alcuna motivazione ufficiale alla nostra posta elettronica certificata inviata la scorsa settimana, subito dopo l’accordo Regione-Federfarma. Abbiamo subito risposto favorevolmente alla richiesta di manifestazione di disponibilità fatta dalla stessa Regione, applicando in modo certosino quanto richiesto, a partire dalla tariffa calmierata di 22 euro”.

  

E allora qual è il problema che vi porta oggi a sospendere i test?
“A quella pec non hanno mai risposto. E quindi, sicuri d’aver fatto tutto secondo le regole, abbiamo applicato il principio del silenzio-assenso, partendo lunedì con i test con uno studio attrezzato, con tanto di 2 medici che si alternano, gli infermieri e la segretaria. Ne abbiamo eseguiti 56, con altrettante richieste per i prossimi giorni che ora abbiamo dovuto mettere in attesa”.

In attesa di cosa?
“Della correzione dell’errore da parte della Regione. Perché sono loro a non aver adempiuto all’accordo chiesto alle farmacie proprio per dare una mano ed alleviare questo grande caos generato nei vari drive-in. Qui le persone hanno trovato un servizio con cadenza regolare e senza ritardi, né file. Con un distanziamento assicurato e risultati tempestivi”.

Quindi impugnerete la determinazione della Regione?
“Certo, ma non per interesse, perché con la tariffa calmierata non si riesce a coprire neanche i costi, ma per principio: non è accettabile questo stop in attesa, scrivono “delle credenziali di accesso”. Ma noi abbiamo le credenziali riconosciute da 40 anni di onorato servizio sul campo: la Regione le venga a verificare se vuole, ma faccia operare chi ha titoli e mezzi per farlo invece di tacere, come ha fatto del resto anche Federfarma, lasciandoci completamente soli in questa battaglia di principio”.