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Tumori, a Roma maxi studio per cure su misura
Un maxi studio su 1200 malati di tumore che ha a Roma il suo centro nevralgico e coinvolge altri 42 centri oncologici distribuiti in tutta Italia, per trovare cure contro il tumore davvero personalizzate e dare chance a pazienti che non hanno avuto risultati dalle terapie a cui si sono sottoposti. E’ “Rome Trial”, già partito nella capitale, con due pazienti arruolati: un uomo di 70 anni con tumore al pancreas e un paziente di 52 anni, con tumore del collo e della testa. Il progetto, che punta a produrre un “balzo in avanti” nella personalizzazione delle cure oncologiche, presentato all’università Sapienza di Roma.
Lo studio – promosso dall’università La Sapienza di Roma, dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Fondazione per la Medicina Personalizzata – “punta alla maggiore personalizzazione possibile del trattamento contro il tumore”, ha spiegato Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la Medicina Personalizzata e docente di Oncologia medica alla Sapienza. Lo scopo è dimostrare che si può ottenere una terapia “cucita addosso” al paziente “se riusciamo a ‘profilare” adeguatamente il paziente, se troviamo le mutazioni anche a livello del sangue circolante con la biopsia liquida, se valutiamo la compatibilità del trattamento che scegliamo e se, infine, valutiamo tutto questo insieme. E lo facciamo attraverso piattaforme dedicate, perché sono molti i parametri da valutare (324 geni per la biopsia, 770 geni per l’immunologia ecc), una quantità di informazioni che non possono essere studiate da un singolo e la tecnologia ci viene incontro”, spiega ancora Marchetti.
“Mi aspetto che da questa personalizzazione – continua Paolo Marchetti – ci sia un grande vantaggio per i pazienti. L’altro aspetto importante è etico. Questo studio, ovviamente prevede un braccio di controllo (con una terapia convenzionale che sceglierà il medico curante). La metà dei pazienti, dunque, non avrà acceso a questo tipo di innovazione. Ma abbiamo deciso, per una scelta etica, qualora il trattamento del loro medico non avesse alcun effetto, verranno trattati con la migliore terapia personalizzata possibile. Questo, ovviamente, riduce un po’ la potenza statistica dello studio, perché il controllo con i pazienti non trattati si altera, ma dare speranza ai pazienti è più importante. La particolarità di questo approccio è che la personalizzazione – aggiunge l’oncologo – non è solo in funzione di un’alterazione o di un farmaco ma si affronta il caso in una prospettiva più ampia”
Il “Rome Trial” è uno studio assolutamente unico nel panorama mondiale – prosegue – sia per la sua capacità di innovazione che per la sua complessità. Il trattamento verrà individuato in base alla presenza di alterazioni molecolari e non in funzione dell’organo o del tessuto da cui origina la neoplasia. Inoltre anche se alcune delle modalità di analisi previste in questo studio sono presenti anche in altri, l’insieme del percorso di diagnosi molecolare, di analisi interdisciplinare e di scelta del trattamento è unico”, conclude Marchetti.
“Fare sistema è importante per contribuire al profondo rinnovamento dell’oncologia”. Nella ricerca “le reti” sono indispensabili. Noi stessi viviamo di reti, il nostro organismo è fatto di reti: una cellula isolata muore. Solo la sinergia tra l’università, la ricerca, i grandi ospedali e le grandi aziende ci può permettere un salto di qualità nelle cure contro i tumori”. Lo ha detto Eugenio Gaudio, l'ex rettore dell’Università Sapienza di Roma nuovo commissario alla sanità in Calabria.
Gaudio ha ricordato che si tratta di un lavoro, partito da ipotesi innovative, “che va avanti da tre anni. E che oggi trova una realizzazione concreta attraverso la ricerca, dura è difficile, in Italia sempre più complessa, perché l’organizzazione burocratica del Paese ci mette in qualche modo sempre in difficoltà. Ma nonostante questo siamo in prima fila. Otteniamo risultati anche se a prezzi un po’ più alti rispetto gli altri”
“Negli ultimi mesi la pandemia – ha detto Gaudio – ha spostato l’attenzione del Paese su questa imprevista emergenza che sta impegnando tutti i sistemi ospedalieri. Ma ciò nonostante, dobbiamo ricordare che le esigenze degli altri malati, come quelli oncologici vanno avanti e non dobbiamo trascurarli”, ha concluso Gaudio, sottolineando che lo studio, “ci pone di fronte ad un’impresa molto esaltante, anche da un punto di vista culturale. E questa rete ci aiuterà”.