Nel Lazio posti Covid senza personale
Parte oggi nel Lazio l’ottava fase della lotta al Covid. In una Regione già “allettata” dal Coronavirus (ieri altri 83 ricoveri, che portano il numero totale dei degenti a 3159), scade infatti oggi il termine perentorio per completare l’attivazione di tutti i 2397 nuovi posti richiesti nell’ordinanza firmata il 5 novembre dal governatore Nicola Zingaretti. E indirizzata a 54 tra «strutture sanitarie pubbliche e private, che sono tenute a mettere a disposizione del Servizio sanitario regionale per fronteggiare l’emergenza e prevenire il fenomeno del sovraffollamento» un totale di 5310 letti (compresi i 901 di Terapia intensiva), da riservare alla cura delle vittime della pandemia, appunto, «entro lunedì 16».
Però già si registrano i primi slittamenti: al “Grassi” di Ostia, per esempio, «16 posti letto presso il Reparto di Medicina saranno pronti entro il 20», avvertono Cgil e Cisl, che sottolineano le «gravi carenze d’organico dell’Asl Roma 3». Anche all’Umberto I, la struttura chiamata a reperire il più alto numero di nuovi letti-Covid (198), i sindacati temono ritardi per il passaggio da 274 a 472 posti. Anche perché l’ultima comunicazione sulla nuova configurazione da dare agli 11 reparti è stata inviata dall’azienda venerdì scorso nonostante preveda la riconversione di ben 5 diverse cliniche (oltre ad un Container da 18 letti di Terapia intensiva). «Ma a rallentare la riconversione è anche la carenza di personale: solo di operatori socio-sanitari all’Umberto I ne mancano ben 350», quantifica il segretario della Cisl Fp Lazio, Roberto Chierchia. Che oggi, insieme a Cgil e Uil, terrà un presidio dalle ore 9 e 30 sotto la sede della Regione «per evitare il collasso di ospedali e aziende sanitarie - aggiungono i segretari di Cgil e Uil, Giancarlo Cenciarelli e Sandro Bernardini- e per alzare il livello di sicurezza e sorveglianza sanitaria degli operatori».
Ora Ricciardi la smetta di fare la solita confusione
Ma l’ultimazione del risiko dei nuovi posti letto ha aumentato l’adrenalina anche tra le corsie del Gemelli (+156 letti: da 243 a 399) e del Pertini, con i 110 in più (diventano 122). Sopra quota -100 anche il Sant’Eugenio (da 12 a 115), poi +92 al Sant’Andrea (da 38 a 130), +84 a Tor Vergata (da 117 a 201), +82 al policlinico Casilino (da 10 a 92), +76 ai Castelli (da 34 a 110), +69 al Campus Biomedico (da 24 a 93), +60 al San Carlo da Nancy, +59 al San Giovanni (da 16 a 75), + 53 allo Spallanzani (da 278 a 331), +52 a Tivoli (da 33 a 85), + 51 al San Camillo (da 78 a 129), +40 al San Filippo Neri (da 120 a 160), +36 al Cristo Re e +34 al Santo Spirito (da 16 a 50).
Però ieri alle 17 e 30 c’erano ancora 524 «pazienti in attesa di ricovero o trasferimento» nei Pronto soccorso laziali. Anche in un Covid-Hospital come quello di Palestrina (che da oggi passa da 43 a 104 posti), con quasi tutti gli accessi in attesa di un letto: 41 su 47 pazienti in trattamento. Però la situazione peggiore è al San Camillo-Forlanini, con 52 pazienti in stand-by su 75, al Pertini (48 su 58) e al Sant’Andrea (44 su 72). Anche perché già nel mese scorso gli accessi Covid si sono quadruplicati «nelle aree di Pronto Soccorso dove - quantifica la Regione - si è osservato un incremento di circa 4 volte tra l’inizio e la fine del mese di ottobre».