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Nel Lazio posti Covid senza personale

Antonio Sbraga
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Parte oggi nel Lazio l’ottava fase della lotta al Covid. In una Regione già “allettata” dal Coronavirus (ieri altri 83 ricoveri, che portano il numero totale dei degenti a 3159), scade infatti oggi il termine perentorio per completare l’attivazione di tutti i 2397 nuovi posti richiesti nell’ordinanza firmata il 5 novembre dal governatore Nicola Zingaretti. E indirizzata a 54 tra «strutture sanitarie pubbliche e private, che sono tenute a mettere a disposizione del Servizio sanitario regionale per fronteggiare l’emergenza e prevenire il fenomeno del sovraffollamento» un totale di 5310 letti (compresi i 901 di Terapia intensiva), da riservare alla cura delle vittime della pandemia, appunto, «entro lunedì 16».

Però già si registrano i primi slittamenti: al “Grassi” di Ostia, per esempio, «16 posti letto presso il Reparto di Medicina saranno pronti entro il 20», avvertono Cgil e Cisl, che sottolineano le «gravi carenze d’organico dell’Asl Roma 3». Anche all’Umberto I, la struttura chiamata a reperire il più alto numero di nuovi letti-Covid (198), i sindacati temono ritardi per il passaggio da 274 a 472 posti. Anche perché l’ultima comunicazione sulla nuova configurazione da dare agli 11 reparti è stata inviata dall’azienda venerdì scorso nonostante preveda la riconversione di ben 5 diverse cliniche (oltre ad un Container da 18 letti di Terapia intensiva). «Ma a rallentare la riconversione è anche la carenza di personale: solo di operatori socio-sanitari all’Umberto I ne mancano ben 350», quantifica il segretario della Cisl Fp Lazio, Roberto Chierchia. Che oggi, insieme a Cgil e Uil, terrà un presidio dalle ore 9 e 30 sotto la sede della Regione «per evitare il collasso di ospedali e aziende sanitarie - aggiungono i segretari di Cgil e Uil, Giancarlo Cenciarelli e Sandro Bernardini- e per alzare il livello di sicurezza e sorveglianza sanitaria degli operatori».

 

 

Ma l’ultimazione del risiko dei nuovi posti letto ha aumentato l’adrenalina anche tra le corsie del Gemelli (+156 letti: da 243 a 399) e del Pertini, con i 110 in più (diventano 122). Sopra quota -100 anche il Sant’Eugenio (da 12 a 115), poi +92 al Sant’Andrea (da 38 a 130), +84 a Tor Vergata (da 117 a 201), +82 al policlinico Casilino (da 10 a 92), +76 ai Castelli (da 34 a 110), +69 al Campus Biomedico (da 24 a 93), +60 al San Carlo da Nancy, +59 al San Giovanni (da 16 a 75), + 53 allo Spallanzani (da 278 a 331), +52 a Tivoli (da 33 a 85), + 51 al San Camillo (da 78 a 129), +40 al San Filippo Neri (da 120 a 160), +36 al Cristo Re e +34 al Santo Spirito (da 16 a 50).

Però ieri alle 17 e 30 c’erano ancora 524 «pazienti in attesa di ricovero o trasferimento» nei Pronto soccorso laziali. Anche in un Covid-Hospital come quello di Palestrina (che da oggi passa da 43 a 104 posti), con quasi tutti gli accessi in attesa di un letto: 41 su 47 pazienti in trattamento. Però la situazione peggiore è al San Camillo-Forlanini, con 52 pazienti in stand-by su 75, al Pertini (48 su 58) e al Sant’Andrea (44 su 72). Anche perché già nel mese scorso gli accessi Covid si sono quadruplicati «nelle aree di Pronto Soccorso dove - quantifica la Regione - si è osservato un incremento di circa 4 volte tra l’inizio e la fine del mese di ottobre».

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