un anno dopo
"Mi manca da morire". Il dramma di papà Alfonso nel ricordo di Luca Sacchi
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«Mi manca da morire, non passa un solo giorno senza pensare a lui». Ad un anno dalla morte di Luca Sacchi, il padre Alfonso non si rassegna alla perdita del figlio che è stato ricordato nel corso di una cerimonia organizzata dalla famiglia. Con la voce resa incerta dalla commozione Alfonso Sacchi ha detto ad Agenzia Nova che conservare le sue ceneri in casa «ci aiuta a sentirlo più vicino. Tutti i giorni, prima di uscire lo saluto». Alfonso Sacchi però non nasconde la sofferenza lacerante che non lo abbandona: «Pensavo che con il passare del tempo il dolore si sarebbe assottigliato ma ad un anno, invece, lo sento ancora insopportabile. Quando ti tolgono un figlio ti resta un vuoto incolmabile». L’emergenza Covid ha impedito la fiaccolata permettendo solamente una cerimonia religiosa nella chiesa del Santo Nome di Maria in via Centuripide a Roma, non molto lontano dalla casa dei Sacchi. A celebrare la messa è stato l’arcivescovo Ottavio Ruitz, che battezzò Luca e lo incontrava ogni volta che rientrava in Vaticano dalla Colombia. Solo 70 persone ammesse in chiesa e ben distanziate, molto più numerose quelle che si sono raccolte all’esterno. In tanti hanno assistito al lancio di alcune decine di palloncini bianchi che portavano scritto sulla coccarda «Luca nel Cuore». Solo un palloncino aveva un colore diverso. Rosso. Sopra la scritta «Mamma, Papà e Federico». Campeggiava una gigantografia di Luca che ne ricordava il sorriso solare. «Una volta dicesti a tua madre che eri sicuro che nella vita avresti fatto qualcosa di speciale», ha ricordato il cugino Roberto. «E l’hai fatta. Grazie a te molte persone hanno potuto continuare a vivere. Ma soprattutto hai unito tantissima gente, quella che sta combattendo per farti avere giustizia, per onorare al meglio la tua memoria: quella di un ragazzo d’oro come pochi ne esistono a questo mondo; un ragazzo che ha avuto l’unica colpa di aver amato veramente». All’alba di questa mattina di un anno fa, il personal trainer 24enne moriva dopo alcune ore di agonia nell’ospedale San Giovanni. Alle 23 del giorno prima, davanti al Pub John Cabot in zona Colli Albani a Roma, lo spacciatore Valerio del Grosso, insieme al suo complice, Paolo Pirino lo avevano ferito con un colpo di pistola alla testa. I due sono sotto processo insieme a Marcello e Armando De Propris e alla fidanzata di Luca, Anastasiya Kylemnyk che deve rispondere di reati connessi alla droga.