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Delitto Sacchi, le ultime ore di Luca: in aula il padre, la madre e Anastasiya

Andrea Ossino
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“Ha detto che avrebbe cenato più tardi, ma non è più tornato”. Papà Alfonso e mamma Concetta si alternano sul banco dei testimoni. Si sfiorano con le mani, una carezza sulla schiena, cercano di aiutarsi per trovare la forza di raccontare gli eventi che ruotano intorno alla morte del loro primo figlio, Luca Sacchi, il ventiquattrenne ucciso lo scorso 23 ottobre a pochi passi dal pub John Cabot di via Tommaso Mommsen, alle spalle del Parco della Caffarella. Non sanno nulla dell’affare di droga in cui è maturato l’omicidio del personal trainer.

Non conoscono Valerio Del Grosso, il ragazzo che ha premuto il grilletto del revolver calibro 38 da cui è partito il colpo che ha colpito Luca alla testa. E neanche  Paolo Pirino, il complice con cui Del Grosso avrebbe voluto rapinare i soldi necessari all’acquisto della droga. Non sanno chi siano Armando e Marcello De Propris, gli imputati che a vario titolo avrebbero custodito e consegnato l’arma ai ragazzi accusati di omicidio. Conoscono però Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata della vittima che adesso è accusata di aver partecipato alla compravendita di 15 chili di “erba” custodendo nello zaino il denaro necessario all’acquisto.

“Con lei c’era un rapporto bellissimo, dicevo che sembrava me da giovane, era timida dice la madre della vittima, Concetta Galati - Cercavo di rassicurarla. Ho sempre cercato di farla stare tranquilla e stavamo bene. All’inizio veniva poco, era timida. Successivamente si fermava ogni tanto a dormire, quindi abbiamo preso un letto più grande. E poi è rimasta a casa, ha vissuto con noi e la mattina tornava a casa sua. Io vedevo mio figlio contento, stava bene. Poi dall’ultima estate insieme è cambiata. Durante una vacanza di famiglia in cui venne anche Giovanni Princi e la sua ragazza Clementina - continua la donna - Princi (già condannato per spaccio a 4 anni con rito abbreviato ndr) non mi piaceva. Era strafottente”.

Il magistrato chiede alla donna di ricordare le ultime ore della vita di suo figlio. E mamma Concetta, con voce tremula, risponde: “Luca era in camera, parlava al telefono. Io invece ero in cucina. Mi ha raggiunto e ha detto: “Mangio più tardi, esco un po’ con Anastasiya. Mi sono messa sul divano. E lui non è più tornato”.

Intorno all’una di notte è stato Federico Sacchi, il fratello della vittima, a farsi ambasciatore della tragedia. Ha cercato di proteggere la madre, le ha detto che Luca era caduto da un muretto ed era in ospedale. Quindi la corsa al nosocomio:  “Ho sentito che parlava al telefono e poi è venuto in cucina e ha detto “mangio più tardi, esco un po’ con Anastasia”. Mi sonno messa sul divano ad aspettarlo. Non l’ho più visto. È tornato poi Federico con un amico, io ero a letto. È successa una cosa brutta. Luca è caduto da un muretto e ha sbattuto la testa. È grave. Siamo andati in ospedale. Mio marito era già li. In ospedale c’era Luca - dice piangendo - Ho visto arrivare  Anastasiya con il collare e ho capito che non era vero che era caduto dal muretto. Ho pensato a un incidente con la moto. Ho chiesto ad Anastasiya. Lei non mi ha detto nulla , se ne è andata via. Me lo ha detto mio marito: “gli hanno sparato”. Mi sono sentita male e mi hanno messo sul letto. Con Anastasia abbiamo parlato quando stavano operando Luca: ci siamo messe a pregare insieme per terra io e lei. Poi mi hanno detto che non c’era più niente da fare”. 

“Qualsiasi cosa faceva eccelleva, specialmente nello sport. Adesso mi manca tanto”, dice invece Alfonso Sacchi ricordando con orgoglio il figlio Luca. Secondo il genitore la vittima non c’entra nulla con quel mondo della droga in cui è maturato il delitto. “Luca è un ragazzo con un’educazione solida, era bello, solare, sorrideva sempre, mi bastava stare due minuti con Luca per farmi stare bene. E questo adesso mi manca tanto”, testimonia Alfonso Sacchi. “Era un ragazzo da invidiare - continua - l’ultima cosa che mi ha detto è stata ‘Ti voglio bene Papà’”.

Luca si sarebbe allontanato da casa a piedi: “aveva mal di schiena, non poteva guidare”. Poi la tragedia: “Ero al ristorante che parlavo con un cliente, mi ha chiamato il medico di famiglia dicendomi cosa era accaduto: ‘Mi ha chiamato Federico dicendomi che hanno sparato a Luca durante un litigio’”. Luca si sapeva difendere: “Era un campione di arti marziali”. Il genitore non può credere alla notizia: “urlavo ‘ti stai sbagliando’, nessuno mi rispondeva al telefono, ho iniziato a camminare, poi mi ha risposto Anastasiya (la fidanzata della vittima adesso a processo per droga ndr). Quando sono arrivato sul posto ho visto Federico che piangeva, Luca in ambulanza e siamo andati in ospedale. Gli usciva sangue da tutte le parti - continua Alfonso Sacchi facendosi forza - eravamo al pronto soccorso”.

Il testimone racconta delle bugie che gli sono state raccontate: “Mi dicevano che c’era stato un furto. Anastasiya non era ancora in ospedale, mi aveva detto che aveva ricevuto una botta in testa e che perdeva tempo con i carabinieri prima di venire al pronto soccorso. Mio fratello che abita a Tivoli è venuto prima di lei in ospedale. Se vuoi bene al tuo ragazzo corri dietro l’ambulanza. Quando è arrivata si è levata il collarino e io non ho visto segni di violenza”, riferisce il padre della vittima. 

Poi l’accusa: “Un testimone del delitto, un tatuatore, mi ha detto che Anastasiya mentre Luca era in ospedale era ancora davanti al pub a parlare con Clementina”, ha detto in aula. “Noi la consideravamo parte della nostra famiglia, abbiamo chiesto anche a lei se concordava alla donazione degli organi”. 

Poi un aneddoto riferito a Giovanni Princi, l’amico di Luca condannato a 4 anni in abbreviato per scaccio. “Quando hanno detto che Luca era morto Princi ha esclamato: ‘allora andiamoci a fare un panino che ho fame’”. I ricordi sono nitidi, la rabbia tanta. “Anastasiya mi diceva che Luca è morto per difenderla”, continua la testimonianza del genitore che velatamente accusa chi stava più vicino alla vittima di averla trascinata in un mondo, quello della droga, che nulla ha a che fare con quel “ragazzo splendido”. Durante l’udienza è stata anche paventata l’ipotesi che la fidanzata della vittima potesse intrattenere una relazione con l’imputato Princi.

Anastasiya però non ci sta. Si è alzata in aula: “Luca era la mia vita, io non avevo alcuna relazione con Princi”, ha sottolineato. E ancora: “Tra me e Giovanni Princi non c’è mai stato nulla di particolare, solo una semplice amicizia, perché lui era amico di Luca. Io ero attaccatissima al mio fidanzato, la mia vita era con lui”. Anastasiya ha poi aggiunto: “Non ho mai detto che mio papà mi maltrattava, lui mi ha accolto in casa quando avevo 8 anni e mi ha sempre protetto”.

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