emergenza coronavirus
A Roma terapie intensive già in allarme
Continua a salire il numero dei «ricoverati con sintomi Covid-19» nel Lazio (884 ieri: +31 rispetto a venerdì), con la Regione maglia nera da 3 mesi esatti (il sorpasso sulla Lombardia avvenne, infatti, il 10 luglio scorso) facendo registrare il più alto tasso di ospedalizzazioni: oltre il doppio della media nazionale (13,9 contro il 6,5). Però da giorni il Lazio è stato scavalcato dalla Campania per quanto riguarda i degenti in Terapia intensiva (numero stabile ieri, 57, a fronte dei 63 campani). Ma la situazione delle due Regioni confinanti allarma proprio i medici che operano in quei reparti salva-vita: «Se l’andamento dei casi di infezione da SarsCov2 continuerà con i ritmi e i numeri attuali, e senza misure di ulteriore contenimento, stimiamo che in meno di un mese le terapie intensive al Centro-Sud, soprattutto in Lazio e Campania, potranno andare in sofferenza in termini di posti letto disponibili», avverte il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo.
Secondo l’ultimo report stilato dalla Fondazione Gimbe «8 Regioni registrano tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale di 6,5: Lazio (13,9), Liguria (13), Campania (9,2), Sardegna (8,8), Sicilia (7,9), Piemonte (7,1), Abruzzo e Puglia (6,6)». «La composizione percentuale dei casi attualmente positivi – spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – si mantiene costante dai primi di luglio: mediamente il 93-94% dei positivi sono in isolamento domiciliare perché asintomatici/oligosintomatici; il 5-6% ricoverati con sintomi e lo 0,5% in terapia intensiva». Nel Lazio sono stati decretati 282 posti letto aggiuntivi di terapia intensiva e 403 di semi-intensiva nel luglio scorso. Per i quali solo il primo ottobre, però, sono stati pubblicati i bandi per i lavori dal commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri: 118 milioni e 561 mila euro. Eppure sono passati 5 mesi dal decreto legge del maggio scorso sulle «misure urgenti in materia di salute», con cui proprio il Ministero aveva chiesto alle Regioni di «garantire l’incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva rendendo strutturale la risposta all’aumento significativo della domanda di assistenza». Ma il mese scorso solo 2 strutture sanitarie, sulle 17 interpellate da Il Tempo hanno confermato d’aver già attivato i posti letto aggiuntivi, "strutturali" e non più solo emergenziali, decretati dalla Regione: 53 di terapia intensiva, più 20 di semi-intensiva per il Gemelli e 36 più 40 allo Spallanzani. Le altre 4 aziende che hanno risposto, infatti, rimandano tutte ad alcune fasi successive per rendere strutturale l’annunciato potenziamento. Anche se tutte si dichiarano pronte a far fronte all’eventuale emergenza, però al Grassi di Ostia l’implementazione strutturale è rinviata al 2021, al Sant’Andrea c’è invece bisogno di un «ampliamento edilizio da edificare entro il 2023» e, per il San Filippo Neri e il Santo Spirito, «indicare dei tempi precisi al momento non è possibile», ha spiegato l’Asl Roma 1. La struttura commissariale di Arcuri ha fatto sapere che «a fine ottobre sottoscriveremo i contratti e partiranno i lavori».