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Roma, smantellato il racket degli ambulanti: tra gli arrestati anche i fratelli Tredicine

Valeria Di Corrado e Andrea Ossino
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Abbonamenti per vedere la Roma, 110 mila euro di mazzette e abiti di lusso. I regali elargiti dai Tredicine e dai loro "uomini" ai dipendenti pubblici capitolini erano svariati e diversificati. “Finché alla 34 c’è Alberto la categoria non trema”. La presenza di Alberto Bellucci (dagli anni '90 inamovibile nell'incarico di responsabile dell'Ufficio Rotazione del Dipartimento VIII del Comune di Roma) e di Fabio Magozzi (addetto allo stesso ufficio) ha assicurato per almeno 14 anni ad alcune associazioni sindacali di sostituirsi al Campidoglio nella gestione delle postazioni dei venditori ambulanti.

Attorno a Dino Tredicine (finito in carcere), al fratello Mario (ai domiciliari) e a Vittorio Baglioni, ex presidente della Federazione italiana venditori ambulanti e giornalai Cisl, ruotavano le sorti di una intera categoria, che sarebbe stata costretta anche a cedere parte del bonus che il governo ha stanziato alle partite Iva per l'emergenza Covid. Una gestione realizzata commettendo diversi reati, legati dall'associazione a delinquere. Sono sette gli episodi di corruzione contestati, e poi ancora rivelazioni del segreto d’ufficio e induzioni a dare o promettere utilità. “E la pratica è clamorosamente sistemata”, dicevano i funzionari dopo aver intascato la mazzetta. Otto le persone finite in carcere e dieci ai domiciliari.

La Guardia di Finanza e gli agenti della Polizia locale hanno sequestrato un milione di euro. Gli indagati avrebbero pagato funzionari del Comune ricevendo i soldi da ambulanti circa 110 mila euro per assegnare le postazioni migliori: in via Cola di Rienzo e viale Giulio Cesare. Le indagini rivelano anche diversi episodi di violenza sugli ambulanti. Il primo a denunciare e a far partire le indagini nel 2018 è stato un bengalese, che temeva per la sua incolumità.

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