Processo per l'omicidio Cerciello
L'omicidio del carabiniere. Il presunto pusher: "Non conoscevo né Cerciello né Varriale"
«Non conoscevo né Cerciello né Varriale, non li ho mai conosciuti». Lo ha detto ieri, nell'udienza a porte chiuse, Italo Pompei, il presunto pusher di Trastevere nel processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega avvenuto a Roma il 26 luglio scorso. Pompei ha spiegato di non essere un informatore delle forze dell’ordine ma di conoscere un appuntato, già sentito come testimone il 17 settembre scorso. «Non ero un informatore», ha ribadito rispondendo alla domanda dell’avvocato Massimo Ferrandino, legale della vedova di Cerciello, Rosa Maria Esilio. «Brugiatelli lo conoscevo come altre 200-300 persone a Trastevere» ha aggiunto Pompei. Dei due americani in carcere per l’omicidio di Cerciello, Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth,
Pompei ha riferito di aver visto solo Natale che, appena sono arrivati i carabinieri in borghese e si sono identificati, «è scappato via come un fulmine». Domani sarà sentito anche Sergio Brugiatelli, il presunto mediatore nel tentato acquisto di droga, al quale i due imputati avevano rubato lo zaino, chiedendogli poi cento euro e una dose di cocaina per la restituzione. Quando ieri il presidente della Corte d’assise è stato informato che il teste si era presentato con i pantaloncini corti, non ha accettato la sua deposizione e lo ha rinviato all'udienza successiva, prevista per oggi. Italo Pompei all’esterno dell’aula ha commentato: «Meno male che ho messo la tuta. Anche io stavo per venire con i pantaloncini corti, non pensavo fosse una cosa così seria».