Palestre e circoli a Roma, è caos: rimborsi fuffa
Caos rimborsi nelle palestre e nei centri sportivi della Capitale. Dopo oltre due mesi di chiusura gli operatori che hanno ricominciato ad accogliere clienti hanno speso molto più tempo a rispondere a domande e reclami piuttosto che a spiegare come funziona allenarsi ai tempi del coronavirus. E questa la dice lunga sulle modalità con cui in molti casi si sta procedendo nonostante le norme siano chiare e passano per un concetto infondo semplice: si ha diritto al rimborso per i mesi durante i quali non è stato possibile usufruire del servizio, se non si vogliono accettare voucher o slittamento degli abbonamenti. Eppure, non funziona ovunque così. Perché se la maggior parte dei centri ha sospeso il mensile di aprile e maggio per gli abbonati, c'è anche chi non lo ha fatto e ora sta offrendo questa soluzione alla propria clientela: slittamento dell'abbonamento a scadenza. Ma se una persona non vuole accettare e pretende la restituzione di quanto non era dovuto in corso di lockdown? Per le associazioni dei consumatori non c'è dubbio: l'utente ha diritto al rimborso e se non lo ottiene il consiglio è quello di fare un reclamo scritto. Anche perché è un dato di fatto che nella maggior parte dei centri non è più possibile usufruire degli stessi servizi alle stesse condizioni di prima del covid. Le aree benessere, ad esempio, sono interdette, molti punti bar e ristoranti risultano ancora inattivi, bisogna sostare per 90 minuti e non più, gli armadietti sono a mezzo servizio, farsi la doccia a volte significa dover aspettare non poco per il discorso del distanziamento e poi bisogna passare diverso tempo a sanificare gli attrezzi ogni volta che si usano, insomma non è proprio piacevole come poteva essere prima trascorrere qualche ora in palestra. Eppure i centri sportivi non hanno abbassato i mensili né previsto delle forme di rimborso per questi disagi, hanno la «pretesa» che dal punto di vista contrattuale sia tutto come prima. «Il valore complessivo dei rimborsi spettanti agli utenti che hanno sottoscritto abbonamenti in palestre, piscine e strutture sportive ammonta in Italia a quasi 1,9 miliardi di euro – fa sapere il Codacons – lo stesso Decreto Rilancio prevede in capo ai gestori degli impianti sportivi l'obbligo di rimborsare i propri clienti anche attraverso voucher di pari valore, utilizzabile entro un anno dalla cessazione delle misure di sospensione dell'attività sportiva». Ma, come detto, non sta funzionando ovunque così. Anche per quanto riguarda i corsi per i più piccoli e per i quali è ancora meno scontato che riprendano a settembre. Si sa, i bambini sono volubili, potrebbero decidere di voler cambiare disciplina sportiva. Come regolarsi? Anche in questo caso vale il diritto al rimborso di quanto non corrisposto. Alcuni centri, per ovviare a questo, stanno pensando di far recuperare il tempo perso nei mesi di giugno e luglio e invitano tramite chat o email i genitori a dare la loro eventuale adesione. Resta inteso che non è obbligatorio accettare.