Roma, arrestato ex pugile usuraio: è il campione italiano Lomasto
A 19 anni è salito per la prima volta sul ring. A 24 anni è diventato campione d'Italia dei pesi super leggeri. E a 30 anni è stato accusato di usura e arrestato. Una carriera fulminea quella del pugile classe 1990 Francesco Lomasto. Ha iniziato la boxe quasi per caso, invitato da un istruttore a sfogare in palestra quella rabbia che lo ha più volte accompagnato durante risse di strada. Ma a quanto pare non è bastato. I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma E.U.R. lo hanno arrestato. Adesso è ai domiciliari. Originario di Napoli e residente a Roma, Lomasto non si sarebbe occupato solo di generi alimentari (la sua professione ufficiale). A testimoniarlo ci sarebbero i due orologi di pregio dal valore di 33 mila euro che un imprenditore ha consegnato all'indagato per pagare un prestito precedentemente elargito con interessi ben oltre la soglia di legge. Secondo gli inquirenti è il prezzo dell'usura. La vittima, un commerciante titolare di alcuni punti vendita di mobili, trovandosi in difficoltà economica, avrebbe ricevuto dal 2018, in più trance, un prestito di euro 250.000 con un tasso usuraio del 10% da corrispondere mensilmente, per il quale avrebbe già corrisposto circa 350.000 euro come pagamento degli interessi maturati nel corso del tempo. Il finanziatore, al fine di ottenere la restituzione delle somme di denaro, attraverso pressioni vessatorie, avrebbe intendere all'imprenditore che avrebbe subito ripercussioni fisiche come già accaduto per altri suoi debitori che avevano tardato nei pagamenti. La merce di valore consegnata avrebbe soltanto parzialmente coperto il debito contratto garantendo alla vittima di guadagnare tempo nel reperire la liquidità necessaria per saldare il prestito. L'arresto scaturisce da una precedente operazione del febbraio scorso eseguita dagli stessi Carabinieri dell'Eur. In quell'occasione erano state arrestate due persone per usura e estorsione ai danni di un altro imprenditore romano, gestore di una palestra. Nel corso degli approfondimenti investigativi, uno dei due arrestati, commerciante nel settore del caffè, veniva trovato in possesso di un assegno in bianco del valore di 70.000 euro, risultato poi collegato al conto corrente del mobiliere che, a sua volta, lo aveva consegnato al creditore quale garanzia per consentirgli di ripianare il debito contratto.