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Mascherine fantasma, Leodori ammette: con Eco Tech commessi errori

Fernando M. Magliaro
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La voce di Carmelo Tulumello non è stata udita: per l'intera seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Protezione Civile per l'audizione dei vertici regionali sulla vicenda “mascherine fantasma”, il Capo della Protezione civile regionale è stato connesso ma non è mai intervenuto. Un convitato di pietra. Né si sono presentati il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, né l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, pure invitati per essere auditi. A gestire, per conto della Regione, il confronto con le opposizioni il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori, che ha presentato una relazione in cui, a parte più di qualche incongruenza sui numeri, ha sostanzialmente confermato tutte le problematiche portate alla luce dall'inchiesta de Il Tempo. Leggi anche: Mascherine fantasma, la fuga continua. Zingaretti e D'Amato non si presentano In sintesi, Leodori ha preso in esame il periodo compreso fra il 2 marzo e l'8 aprile, data in cui lo Stato ha chiuso alle Regioni la possibilità di fare acquisti in via autonoma poi coperti dai fondi statali.  Sono 48 le determine emesse (dato che corrisponde a quanto abbiamo già scritto) per un totale di 105 milioni e 701mila euro “interamente a carico delle risorse stanziate governo nazionale".  Leodori ha spiegato come, soprattutto nei primi giorni, fosse imperativo per la Regione acquistare più mascherine possibili e come “Al 17 aprile abbiamo distribuito 10.259.572 dispositivi di protezione individuale” e che “Il Lazio è unica regione che rispetto all'approvvigionamento delle mascherine, non ha mai sollecitato le consegne da parte della Protezione civile nazionale perché ha scelto la strada dell'approvvigionamento autonomo che ha sempre dato ottimi risultati. I nostri depositi di magazzino testimoniano che abbiamo un'autonomia sulle mascherine necessarie per le nostre strutture sanitarie per alcune settimane e per questo possiamo attendere per gli ordini fatti prima dell'8 aprile”. Leodori si è soffermato su una serie di modifiche alle modalità di esportazione dalla Cina che hanno reso più farraginoso e lento l'arrivo degli ordini.  In replica, ancora, Leodori ha ammesso la carenza di mascherine FFP3, la necessità di verificare i tempi di consegna, le eventuali penali da applicare e la congruità dei prezzi degli ordini rispetto alla data di consegna.  E rimane aperto - anche per lo stesso Leodori - il caso Eco Tech la cui consegna è avvenuta solo per 2 milioni di mascherine chirurgiche mentre mancano tutte quelle FFP2 e FFP3. 

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