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Perse le cartelle cliniche dei contagiati di Nerola

Gli ospiti della casa di riposo di Nerola diventata zona rossa portati via di notte. Lo sfogo del sindaco: "I parenti non hanno notizie"

Daniele Di Mario e Antonio Sbraga
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Nerola “rossa”. Nella contraddizione in termini che ha cambiato repentinamente i colori del piccolo Comune della Sabina romana, dal nero-negativo al rosso-positivo al coronavirus, c'è anche il “giallo” delle cartelle cliniche perdute. Quelle che ancora non si ritrovano nel trambusto della “deportazione” dei 49 anziani, trasportati nottetempo, ancora in pigiama e ciabatte, dalla casa di riposo contagiata (la, a dispetto del nome, “Maria Immacolata”) ad una clinica altrettanto lambita dal virus: la “Nomentana Hospital” di Fonte Nuova. Trentacinque chilometri a bordo di un torpedone di ambulanze che hanno quasi occupato una Salaria vuota lungo i 35 chilometri che separano il Comune di più recente istituzione dell'hinterland romano dalla Nerola rossa. L'antica Nerola, invece, che deve il suo nome a Nerone, rimarrà avvolta nel rosso fiammante di una zona interdetta fino al prossimo 8 aprile, 5 giorni in più del decreto nazionale sullo stato d'emergenza. “Ci hanno allungato le pene”, allarga le braccia la sindaca, Sabina Granieri. “Lo accettiamo, ovviamente, per la salute pubblica, anche se non se ne comprende appieno la logica: la gran parte dei contagiati, i 56 anziani sui 63 ospiti della casa di riposo, ora sono in cura lontani da qui, partiti senza poter portare i loro vestiti e lasciati anche senza cartelle cliniche, almeno così i parenti protestano, finanche con me perché non riescono ad avere notizie dei loro cari. Ed anche i 16 operatori sanitari su 40 risultati positivi sono in isolamento domiciliare”. Sono complessivamente 72 le persone risultate positive al test per il covid-19 a Nerola, che conta 1800 abitanti. “L'incidenza era alta fino a ieri, oggi meno- commenta la sindaca- Però, in ogni caso, almeno ora diano un senso a questo nostro sacrificio prolungato: la Regione ci venga a fare i tamponi a tutti i residenti, ma non con i tempi biblici dell'Asl Roma 5”. Con l'azienda sanitaria più estesa del Lazio ci sono stati problemi sui tempi di analisi del focolaio divampato all'interno della casa di riposo. “Sì, diciamo problemi di comunicazione, perché avrebbero dovuto essere più veloci per monitorare la situazione dopo i primi casi positivi, come ho richiesto da subito a gran voce”, ricorda Granieri. La prima cittadina aveva chiesto “l'intervento immediato dopo i primi due casi positivi riscontrati. Invece hanno tergiversato troppo, tant'è che mi sono dovuta rivolgere direttamente all'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, minacciando, nella disperazione, di far partire uno scandalo. Anche perché la società che gestiva la struttura già non rispondeva più ai parenti, che chiamavano in Comune”. Un piccolo municipio con poche forze a disposizione, “manco le mascherine- sbotta la sindaca- abbiamo dovuto chiedere alla nostra sartina del paese, che ancora ringrazio, di cucirci le mascherine di pezza con la stoffa che le abbiamo comprato. D'Amato poi ha risposto, ci ha anche inviato 200 mascherine vere, però la prima soluzione si è rivelata inadeguata”. Ossia l'affidamento della casa di riposo alla gestione dell'Asl Roma 5: “dopo la messa in quarantena di quasi metà del personale, infatti, non avevano operatori a sufficienza per mandare avanti una casa di cura sconvolta anche da 3 decessi- commenta Granieri- Quindi hanno poi dovuto decidere di svuotare la casa di riposo per trasportare gli ospiti in una struttura più idonea, come il Nomentana Hospital”. Però anche la struttura sanitaria di Fonte Nuova lunedì scorso era stata contagiata dal virus con ben “22 casi positivi tra pazienti e personale dipendente in stato di isolamento all'interno della struttura”, come ha annunciato la stessa Regione il 23. Tant'è che anche i sindacati ieri hanno duramente protestato per la nuova soluzione adottata dalla Regione: “E' un fatto gravissimo dover apprendere dalla stampa che alcuni pazienti positivi al Covid-19 siano stati trasportati dalla casa di riposo di Nerola al Nomentana Hospital, senza che sia stata data alcuna informazione ai dipendenti, né che siano state introdotte le opportune procedure di prevenzione e sicurezza per gli operatori sanitari e di assistenza”, denunciano i responsabili della sanità privata di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio, Massimiliano Rizzuto, Antonio Cuozzo e Domenico Frezza. “Per questo richiamiamo sia la direzione generale del Nomentano Hospital, che quella della Asl competente affinché vengano disposte le procedure per l'esecuzione del tampone naso-faringeo a tutti gli operatori sanitari e degli altri profili, e comunque in via prioritaria agli operatori entrati in contatto con pazienti risultati positivi”, concludono Rizzuto, Cuozzo e Frezza, che aggiungono: “Chiediamo alla Asl Roma 5 e alla Regione Lazio non solo un ulteriore rafforzamento del comparto medico specializzato in malattie infettive, ma anche della dotazione organica di personale infermieristico e di Oss che è al momento largamente carente rispetto alle necessità di cura e assistenza di pazienti Covid-19 positivi”. A Nerola, invece, le presenze ormai sono anche troppe. Tutto il Comune, frazioni comprese, è zona rossa sulla base dell'ordinanza del 45/20 del presidente della Regione Lazio. Nessuno può entrare, né uscire e i confini sono presidiati dai militari. “Scene di guerra, apocalittiche, per un paesino che sta perdendo la sua storica tranquillità, assediato com'è da esercito e carabinieri. Sembra di stare in un film visto dall'esterno, invece è tutto drammaticamente vero- conclude la sindaca- Però a una cosa ci tengo: noi non siamo gli untori di Roma. Perché, ripeto, fatta eccezione per la casa di riposo, qui non si sono verificati casi eclatanti da giustificare tutto questo. Non capiamo, ma ovviamente ci adeguiamo. Però almeno la Regione qui faccia come annunciato dal Veneto di Zaia: tamponi per tutti. Con mille esami nel nostro paesino vedrà che risolviamo subito il caso senza proseguire inutilmente questa quarantena tanto oltre la quaresima”. Una Nerola “viola” quaresimale prima di stingere quella zona rossa e tornare al nero-negativo.  

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