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Coronavirus, l'urlo delle famiglie dei pazienti in coma: non sfrattateli

Grazia Maria Coletti
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"Non sfrattate i pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza con la scusa del Coronavirus": l'ospedale San Camillo di Roma cerca un secondo padiglione per fronteggiare l'emergenza Covid-19. E si leva il grido d'allarme del Comitato Ridivita (Riabilitiamo la dignità di vita) associazione di familiari e amministratori di sostegno dei pazienti in stato vegetativo e di minima responsività, ricoverati presso la struttura dell'Ucri (Unità di cure residenziali intensive) del San Camillo. "Abbiamo ricevuto già una indicazione a voce - spiega il presidente del Comitato Giacomo Giujusa - la direzione sanitaria ci ha avvisato che i pazienti devono essere spostati in altre strutture Rsa private convenzionate. E noi siamo preoccupatissimi". L'Ucri si trova al sesto piano del Padiglione Puddu, del San Camillo. Si tratta di una palazzina di 6 piani, più 2 interrati. Ha una grande capienza ed è sufficientemente isolata, con un piano zero, con ingresso su via Ramazzini, che potrebbe essere isolato: per tutti questi motivi questo padiglione sarebbe stato individuato come possibile soluzione idonea, per un Covid-hospital al San Camillo. Ma si stanno valutando anche altre soluzioni. Come dire: c'è un piano A con il Puddu, che però, dopo la protesta, sarebbe già diventato un piano B. Lo si apprende da colloqui intercorsi in questi minuti tra la direzione aziendale ed il presidente di Ridivita Giujusa. Tutto ora dipende dall'onda dei contagi da Covid. Se dovessero aumentare il padiglione Puddu, per le sue caratteristiche, tornerebbe a essere la prima opzione da percorrere per il San Camillo. Intanto sono partite le diffide. La prima del Comitato Ridivita che ha sollecitato anche la Regione "a non distruggere il progetto Ucri che dà sollievo a questi fragili pazienti (oggi ce ne sono 9) e a trovare soluzioni alternative". E in queste ore ne sono pronte altre: le diffide dei familiari e degli amministratori di sostegno dei pazienti che fanno capo ai giudici tutelari. Il direttore generale del San Camillo, Fabrizio D'Alba,  rispondendo alle affermazioni del presidente del Comitato Ridivita, spiega che "il padiglione Puddu è stato individuato come seconda aerea Covid, la prima è il Marchiafava. Considerando che l'emergenza Coronavirus è in continua evoluzione - dice D'Alba - e che fra 10 giorni non sappiamo cosa succederà, volevamo svuotare il padiglione per essere immediatamente pronti alla riconversione, casomai la situazione Covid precipitasse". "Per quanto riguarda poi i pazienti fragili dell'Ucri - spiega ancora il dg del San Camillo - noi abbiamo dato un elenco alle famiglie affinché possano scegliere le strutture accreditate e adeguate alle problematiche dei pazienti. Noi abbiamo agito come il buon padre di famiglia - prosegue D'Alba - Oggi c'è la possibilità di preparare un'uscita gestita. Cosa che non sarà più possibile garantire un domani: se la situazione dovesse precipitare, saremmo costretti ad un trasferimento immediato e d'urgenza. E questo - conclude il direttore generale del San Camillo - non ce lo auguriamo".

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