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Coronavirus a Roma, pronti a isolare i conventi dopo il contagio di 59 suore

Mariano Nicosia

Il coronavirus non ha religione e non risparmia nessuno, neanche chi faceva vita monastica già prima dell’epidemia e delle limitazioni imposte dal Governo. Sono state contagiate ben 59 suore, distribuite fra l’istituto delle Figlie di San Camillo di via Anagnina, a Grottaferrata, e l’istituto della congregazione delle suore angeliche di San Paolo, su via Casilina. Il caso più grave riguarda il primo istituto: sono ben 40 le religiose positive al Covid-19, di cui una è stata ricoverata. Numeri più contenuti presso il convento di via Casilina dove, su 21 tamponi, 19 sono positivi. Entrambi gli edifici sono stati isolati ed attualmente sono presidiati dalle forze dell’ordine che vigilano affinché nessuno possa entrare o uscire dal perimetro. Ma l’allarme potrebbe allargarsi ad altri istituti, che ora potrebbero diventare «sorvegliati speciali» vista la possibilità di contagio fra consorelle. Ma torniamo ai due casi di ieri. «Di entrambe le situazioni è stato avvisato il prefetto di Roma – sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio d’Amato – Sono state inoltre avviate le indagini epidemiologiche delle Asl competenti e del servizio regionale per l’epidemiologia, la sorveglianza e il controllo delle malattie infettive dello Spallanzani». Il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti, ha indossato per un giorno gli abiti del «pompiere» gettando acqua sul fuoco e invitando la cittadinanza alla calma. Stando infatti a quanto ricostruito dalla direzione dell’istituto, le religiose hanno interrotto i contatti con la comunità già da 15 giorni. Inoltre, il sacerdote che ogni giorno celebra la messa nel convento abita lì. «Il cluster è contenuto interamente e unicamente all’interno dell’istituto religioso – dichiara il primo cittadino – le suore sono rimaste all’interno del convento, quindi la possibilità che abbiano sparso il contagio è molto bassa. Sono anche inappropriate le voci che riferivano di suore operanti presso altre strutture cittadine». Il sindaco Luciano Andreotti ha anche rimandato al mittente i paragoni con il Comune di Fondi, diventato zona rossa nelle scorse ore, attraverso un’ordinanza della Regione Lazio. Rimane di stretta attualità la necessità di avere a disposizione strutture sanitarie per affrontare la situazione emergenziale, in particolare in provincia. Qualche giorno fa, l’ex senatore Domenico Gramazio proprio sulle pagine de "Il Tempo" sottolineava come: «Nella provincia di Roma, in particolare ai Castelli romani, non c’è una struttura aperta che possa affrontare l’emergenza. Perché allora la Regione non autorizza una struttura come il San Raffaele di Velletri? Una clinica già pronta che garantirebbe subito le cure necessarie».