solidarietà sotto attacco
Virginia Raggi sfratta gli autistici
C’è un mondo della solidarietà - quello della Casa Internazionale delle Donne o dell’altra casa di aiuto, la Lucha Y Siesta - per il quale si muove la politica, si trovano fondi, si scrivono lenzuolate sui giornali. E poi ce n’è un altro per il quale la politica si gira dall’altro lato. Se per la Casa delle Donne sotto sfratto grazie al «ragionierismo» dei 5 Stelle si è mosso un pezzo di Parlamento, Nicola Zingaretti in persona e poi la Regione Lazio - a proposito, il caos dei soldi regionali annunciati e poi cancellati è finito in un’interrogazione di Massimiliano Maselli (FdI) che chiede di sapere se e quando è stato consegnato agli uffici regionali lo studio della Asvis sulla Casa delle Donne - sta passando sotto silenzio lo sfratto per due case famiglia per adulti affetti da autismo grave. Si tratta di due case famiglia, autorizzate dal Consiglio comunale nel 1995 - il sindaco era Francesco Rutelli - situate in un’ala del plesso scolastico di via Baldassarre Longhena, alla Pisana. Il Campidoglio le ha assegnate nel 1995 all’Associazione italiana per la Ricerca sulla Psicosi e l’Autismo (Arpa) Onlus. Racconta Sabina Savagnone, presiedente di Arpa Onlus: «Quando siamo entrati, abbiamo dovuto effettuare una infinità di lavori di adeguamento e ristrutturazione degli immobili a nostre spese». L’Arpa offre posto ad adulti autistici: «Da circa 20 anni ospitiamo dieci adulti gravissimi. A giugno 2018 ci hanno notificato l’avvio della revoca della concessione e il 28 novembre è arrivato lo sfratto. Il motivo addotto che non avremmo presentato entro 180 giorni dalla delibera del 1995 il progetto di ristrutturazione ma abbiamo ancora la ricevuta di consegna. Seconda accusa: non avremmo fatto i lavori. Ma abbiamo tutte le carte. Abbiamo chiesto, ad ottobre 2019, un incontro al sindaco di Roma, Virginia Raggi, per l’apertura di un tavolo di confronto con il Campidoglio e la sospensione dello sfratto. A dicembre sono venuti i Vigili Urbani che ci hanno contestato il reato di occupazione abusiva. La concessione che il Consiglio comunale votò nel 1995 non prevede un limite temporale e prevedeva un canone ricognitivo pari a 100.000 lire l’anno per tutto il tempo della ristrutturazione dell’immobile. Nel 2014 abbiamo ricevuto un’ispezione del Comune che ha verificato il rispetto di tutte le normative e autorizzandoci ad aprire le due case famiglia. Abbiamo ristrutturato 3 piani: al primo il day hospital, al secondo e al terzo le due case famiglia». Ora c’è da sperare che la mobilitazione politica a favore della Casa delle Donne trovi un bis anche a favore di chi si occupa delle persone autistiche.