Torre Spaccata
Pasticceria da incubo. Uova sul pavimento e crema nei secchi. Le foto da brividi dei Nas
Ci vuole «stomaco» anche solo a guardare lo stato in cui versava la cucina di una pasticceria di Torre Spaccata, gestita da un indiano. Pensare poi che chissà quanti romani hanno mangiato cornetti, crostatine, mignon e tramezzini preparati lì dentro, fa venire il voltastomaco. Quando la scorsa settimana i carabinieri del Nas di Roma hanno fatto irruzione nel laboratorio dolciario alla periferia est della città, si sono trovati di fronte a uno spettacolo da «brividi». Altro che «Cucine da incubo». I peggiori ristoranti d’Italia, che lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo rimette a lucido nel suo programma televisivo, a confronto sono dei paradisi. La segnalazione è arrivata ai militari del Nucleo antisofisticazioni dalla concorrenza: un altro esercente ha fatto presente che nella pasticceria in questione non veniva rispettata la normativa sull’indicazione degli allergeni presenti nei prodotti. Nessuno poteva immaginare che quello denunciato era l’ultimo dei problemi. I gestori, infatti, hanno violato tutte le più basilari norme igieniche. All’interno del laboratorio dolciario i carabinieri hanno trovato allineati per terra secchi e bacinelle - di norma usati per lavare i pavimenti - pieni di crema pasticcera e panna con cui si farcivano i pasticcini e le torte. Uno in particolare ha fatto accapponare la pelle anche agli investigatori specializzati in questo tipo di sopralluoghi: era colmo di uova sode sgusciate, con le quali venivano riempiti sandwich e tramezzini. Sempre per terra, sopra uno strato di sporcizia incrostata e di polvere, c’era un secchiello pieno di salsa di pomodoro. Sulle piastrelle vicino, schizzi rossi, neanche fosse la scena di un delitto. Per non parlare poi dei fornelli, ricoperti di grasso stratificato. Probabilmente i fuochi non venivano puliti da mesi. Gli stessi pentoloni erano incrostati e contenevano un olio diventato color marrone, per quante volte era stato fritto. I Nas, insieme agli operatori della Asl, hanno sospeso l’attività e irrogato una sanzione di 5.000 euro. Il gestore, di origine indiana, aveva già in passato subito provvedimenti analoghi. La cosa ancor più inquietante, oltre allo stato della cucina, è che la pasticceria riforniva molti bar di Roma, e delle province di Rieti e Viterbo, proprio per i costi concorrenziali praticati. I mignon, ad esempio, venivano rivenduti alla metà del prezzo comunemente applicato da altri laboratori dolciari. Già quello sarebbe dovuto essere un campanello d’allarme.