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Boom del kebab e i bar chiudono

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Damiana Verucci
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In una città dove i turisti vanno molto più volentieri al ristorante piuttosto che a fare shopping, la vera sorpresa sono i bar che cedono lo scettro alle paninerie, kebaberie ed esercizi simili. Negli ultimi dieci anni, secondo il rapporto Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) presentato ieri, sono calati del 6 per cento solo nel centro della città. Un dato che preoccupa perché il bar è da sempre una delle articolazioni forti della rete dei pubblici esercizi e nel Lazio, insieme a Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Campania, si concentrano ben i due terzi delle imprese del settore.  Per approfondire leggi anche: Multe a esercizi gestiti da stranieri La concorrenza di esercizi che propongono pasti veloci e a poco prezzo è stata in questi anni a dir poco spietata e sebbene resista la tradizione della colazione al bar, non si vive di soli cappuccini e cornetti. Quindi, la redditività per chi ha scelto questa forma di impresa, nel tempo, si è decisamente abbassata. A resistere, invece, sono i ristoranti sebbene il loro numero «abbia raggiunto livelli tali da considerare più che saturo il comparto almeno per quanto riguarda il centro storico», spiega Luciano Sbraga, vicedirettore Fipe. Dal 2008 al 2019 proprio nei vicoli e nelle piazze più «preziose» della città i ristoranti con servizio (a tavolo, si intende) sono aumentati del 43,5 per cento mentre nel resto della città si è superata quota 60 per cento. Ancora meglio hanno fatto i take away: +57,3 per cento in centro; +42,3 per cento altrove. Bene anche... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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