verso le comunali del 2021

Roma, sondaggio comunali: plebiscito Capitale per Carlo Calenda sindaco

Daniele Di Mario

Se si votasse oggi il primo turno per le elezioni amministrative a Roma il centrosinistra avrebbe 5 punti scarsi (per la precisione 4,7) di vantaggio sul centrodestra, con cui se la vedrebbe al ballottaggio. Fuori partita il MoVimento 5 Stelle, fermo al 18,1% ma il cui elettorato sarebbe comunque decisivo per decretare chi, vincendo al secondo turno, diventerà sindaco di Roma. A rivelarlo è un sondaggio effettuato da «Izi - Metodi, analisi e valutazioni economiche» per Il Tempo. La rilevazione demoscopica è stata effettuata sulla popolazione residente a Roma avente diritto di voto, con campionamento casuale stratificato per sesso e classi d’età e ponderazione vincolata per sesso, classi d’età e Municipio di residenza. Le interviste - in totale 2053 quelle effettuate - sono state effettuate tra l’8 e il 13 gennaio scorse. I risultati del sondaggio sono estremamente interessanti. A prescindere, infatti, dal fatto che si recherà a votare o meno, il 43,3% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi un elettore di centrosinistra, contro il 38,6% che si dice invece di centrodestra e il 18,1% che si ritiene vicino al Movimento 5 Stelle. Evidente il crollo grillino. I pentastellati in quattro anni hanno praticamente dimezzato i voti: al primo turno delle elezioni comunali del 2016 nella Capitale il M5S prese il 35,33%. Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, invece, il MoVimento prese il 28,63% nel collegio plurinominale Lazio 1 - 01 (Trionfale, Montesacro, Castel Giubileo, Collatino, Torre Angela) e il 32,1% nel collegio plurinominale Lazio 1 - 02 (Tuscolano, Ardeatino, Ostia, Gianicolense, Primavalle). Alle elezioni regionali celebratesi lo stesso 4 marzo 2018 nel Comune di Roma il M5S ottenne il 26,45%. Il calo di consensi dei pentastellati in città è evidente ed è direttamente proporzionale alla risalita del centrosinistra. L’esito della sfida per il Campidoglio nel 2021 sarà comunque tutt’altro che scontato, il vantaggio di quasi 5 punti infatti ha un valore relativo: a decidere l’esito del secondo turno saranno proprio gli elettori grillini. Nel campo del centrosinistra, in una intervista a Il Tempo, il segretario del Pd romano Andrea Casu, annunciando l’approvazione del nuovo Statuto, ha posto l’accento su una novità importante: la previsione delle primarie per via statutaria. Non solo. Annunciando il congresso per l’elezione del nuovo segretario capitolino entro il 21 marzo, Casu ha anche annunciato per ottobre prossimo lo svolgimento delle primarie per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra. Notizia salutata con favore dalla sinistra civica, come ha avuto modo di spiegare, sempre su Il Tempo, Amedeo Ciaccheri. Proprio il presidente del Municipio VIII viene indicato, secondo alcuni rumors, come possibile candidato alle primarie a sindaco. Così come nelle ultime settimane sono usciti i nomi dell’eurodeputato e leader di «Azione» Carlo Calenda, del sottosegretario Roberto Morassut e della presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi. Ebbene, secondo il sondaggio «Izi», fatto 100 il 43,3% di chi si dichiara sostenitore di una coalizione di centrosinistra, fra questi il 4,5% degli intervistati si dichiara favorevole a sostenere la candidatura di a sindaco di Roma di Sabrina Alfonsi; il 9,1% di Amedeo Ciaccheri; l’11,4% di Roberto Morassut e il 38,3% di Carlo Calenda. Il 36,7%, invece, dichiara che al momento non sceglierebbe nessuno di questi candidati. Va però notato come, nel caso in cui questi nomi fossero gli unici effettivamente in campo in caso di primarie o comunque nella fase di individuazione di un candidato sindaco, quel 36,7% con ogni probabilità sarebbe da ripartire in modo tendenzialmente proporzionale fra i candidati in campo. Allo stesso modo, qualora fosse individuato in via definitiva fra uno di questi nomi il candidato a sindaco di Roma, soltanto un 2-3% degli elettori che si dichiara di centrosinistra non andrebbe a votare o voterebbe per altri. Calenda entra così nella corsa al Campidoglio. Il diretto interessato, fino ad ora, non ha mai smentito la sua eventuale disponibilità a essere della partita. L’alternatività alla sindaca Virginia Raggi e al M5S - è uscito dal Partito democratico dopo essere stato eletto eurodeputato da capolista proprio per la decisione dei Dem di formare un governo con i grillini - la notorietà e la competenza tecnica ne fanno un candidato che andrebbe bene tanto al Pd quando ai renziani. Al Nazareno, tra l’altro, non si esclude affatto che Calenda possa essere l’uomo giusto per Roma. Così come tra gli europarlamentari Dem e in generale del centrosinistra di un’operazione del genere - non affatto malvista - si parla ormai diffusamente da fine 2019. Le insidie certo non mancano. Il riavvicinamento di Calenda tanto al Pd quanto a Matteo Renzi è un fatto. Così come il suo impegno nella campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna. Ma è altrettanto evidente che l’eventuale creazione proprio con Italia viva in Puglia di un fronte anti-Emiliano, renderebbe tutto più difficile. Ma di tutto ciò si riparlerà dopo il 26 gennaio