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Colpo ai narcos, 16 arresti: dal Trullo a Montespaccato così agiva l'organizzazione

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Andrea Ossino
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Dal Trullo a Monteverde fino a Montespaccato. L'organizzazione criminale ha cercato di espandersi velocemente, mettendo radici anche a Pomezia. Le aspirazioni del gruppo sono però state stroncate oggi, quando dalle prime luci dell'alba i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma sono entrati in azione. Sono 16 le persone arrestate dai militari dell'Arma su richiesta della Procura di Roma. Secondo gli inquirenti si tratta di un'organizzazione a delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di cocaina, hashish e marijuana. Un'associazione che avrebbe avuto a disposizione anche diverse armi. “È un'indagine importante su un territorio, quello di Montespaccato, particolarmente agguerrito”, ha spiegato il Procuratore Aggiunto Michele Prestipino ricordando le precedenti indagini sul clan capitanato da Franco Gambacurta, attualmente in carcere. Ma sgominata un'associazione un'altra è pronta a prenderne il posto, per sfamare un mercato della droga mai sazio. In questo caso dietro le sbarre è finito Daniele Ferri, già coinvolto nell'indagine sullo spaccio interno ai locali del centro storico della Capitale, come il Jackie O'. Ed è proprio da quell'inchiesta che nasce la nuova operazione. Un lavoro difficile, quello dei carabinieri che hanno dovuto districarsi in un mondo fatto di telefoni Aquarius non intercettabili e pizzini scambiati nelle corsie degli ospedali. Accortezze che non sono sfuggite all'occhio delle telecamere installate dai militari dell'Arma. Ferri voleva espandersi. “Facciamo la guerra”, recita un'intercettazione. E i mezzi per sostenere uno scontro li aveva: oltre le armi poteva godere di molto denaro. Intercettato, nel 2016, afferma di guadagnare oltre 4 milioni alla settimana. Anche se le indagini hanno dimostrato un provento di “sole” 500 mila euro la settimana.  “Vengo a casa con i ferri”, dicevano gli indagati non sapendo di essere intercettati. Minacce e violenza erano gli strumenti della banda, di cui Carmine De Luca sarebbe uno degli elementi più temibili. Tra gli indagati c'è anche un poliziotto. Sarebbe stato lui a individuare il box dove veniva stipata la droga.  C'è un dato: le indagini testimoniano un ricorso sempre più frequente alla violenza.  Da una parte ci sono la brutalità e la ferocia con cui vengono riscossi i crediti, e dall'altra c'è un ricorso sempre più frequente all'uso delle armi.  “Sono due elementi che stanno emergendo sempre più spesso nel territorio romano”, ha spiegato il Procuratore aggiunto Michele Prestipino.  Fattori preoccupanti contrastati però dalla presenza costante delle forze dell'ordine che  quotidianamente presidiano il territorio. 

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