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Suv di Genovese, guerra di perizie

Valeria Di Corrado
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Dopo il sangue versato, finalmente arrivano su Corso Francia gli autovelox. Ieri sera, intorno alle 22, a circa duecento metri dal luogo dell'incidente in cui due settimane fa hanno perso la vita Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, c'era un rilevatore mobile della velocità e i vigili della Polizia Locale. Un punto in cui le auto sfrecciano oltre i limiti consentiti, anche se l'arteria stradale attraversa il centro abitato, in una zona in cui ferve la movida dei giovani frequentatori dei locali di Ponte Milvio. Proprio la velocità è uno dei «nodi chiave» dell'inchiesta in cui risulta indagato per duplice omicidio stradale Pietro Genovese. Per la Procura di Roma è fondamentale procedere con una perizia tecnica che stabilisca la velocità esatta alla quale viaggiava il suv guidato dal 20enne la notte tra il 21 e il 22 dicembre quando, nel punto in cui Corso Francia incontra via Flaminia, ha investito e ucciso le due amiche che tornavano a casa dopo una serata trascorsa tra le vie della movida di Roma Nord. Se dovesse essere accertato quello che sostiene l'accusa - ossia che il figlio del regista avesse abbondantemente superato i 50 chilometri orari - la posizione del ragazzo si comprometterebbe ulteriormente. Il gip che lo ha messo agli arresti domiciliari, infatti, ha spiegato nell'ordinanza di arresto che al momento non ci sono elementi certi per contestargli la specifica aggravante, oltre a quella di essersi messo alla guida in stato di ebrezza. Dai rilievi sul sangue di Genovese è emerso infatti che aveva un tasso alcolemico dell'1,4% per litro. A ognuna di queste aggravanti corrispondono anni di carcere che potrebbero cumularsi in caso di una sua eventuale condanna. Il reato dell'omicidio stradale prevede una pena minima di 8 anni di reclusione e una pena massima di 12 anni. Durante l'interrogatorio di garanzia svoltosi giovedì davanti al gip, il giovane indagato ha spiegato la sua versione sulla dinamica dei fatti: «Ero fermo. Poi sono ripartito con il verde e sono sbucate all'improvviso quando avevo superato il semaforo. Ricordo di aver sentito un botto fortissimo». Il 20enne non ha però frenato al momento dell'impatto (forse a causa dei riflessi rallentati per l'alcol). Proprio il fatto che non ci siano segni di frenata sull'asfalto renderà complicato stabilire l'esatta velocità di crociera del suv. Il perito nominato dalla Procura dovrà quindi basarsi su altri elementi: i danni causati alla carrozzeria della Renault Koleos dall'impatto con i corpi delle due sedicenni e prove tecniche su strada.

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