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Gaia e Camilla, l'amica: così tra le auto che sfrecciano anch'io

In un'intervista a La Repubblica l'amica di Gaia, Cecilia racconta: "Anche io ho sfidato la sorte su quella strada"

Silvia Sfregola
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"Vado lì ogni giorno. Accanto a quel guardrail pieno di fiori. Mi siedo e penso a Gaia. Alla mia amica che non c'è più. Ai nostri giorni insieme. E rifletto su quanto siamo incauti noi ragazzi. Perché sì, anche io ho attraversato Corso Francia di notte, correndo, fuori dalle strisce pedonali e con il semaforo verde per le auto. Rischiando la vita". Così in un'intervista al quotidiano La Repubblica Cecilia, amica di Gaia Von Freymann, una delle due ragazze travolte ed uccise a Corso Francia. Per approfondire leggi anche: La triste verità di Feltri: "Gara a chi è più stupido" "Sì, purtroppo. L'ho fatto anche io. Prendi la rincorsa, scavalchi il guardrail e corri più veloce che puoi dall'altra parte. - continua Cecilia - Forse perché abbiamo sedici anni? Per fare più in fretta a raggiungere i tuoi amici, per non fare tardi sulla via del ritorno a casa. O forse e lo so che è stupido, perché è divertente. Pensi sempre che se guardi bene a destra e a sinistra e corri forte dall'altra parte ci arriverai. Non è una sfida, ma è una leggerezza, un azzardo. Finora nessuno dei miei amici aveva avuto un incidente". "Non si può morire così. Quando quella mattina mia madre mi ha svegliato, dicendomi che Gaia era morta travolta da un'auto su Corso Francia, ho capito subito dove era avvenuto l'incidente. - prosegue Cecilia - Ho tremato. Sarebbe potuto accadere a me. Vorrei che nessuno togliesse più i fiori e gli striscioni da quel guardarail. Non è giusto morire a sedici anni, con tutto il futuro davanti. Camilla e Gaia non ci sono più e Pietro avrà il rimorso per sempre. Quella notte sono state distrutte tre vite".

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