le ragazze investite
Pietro Genovese ai domiciliari: "Può uccidere ancora"
«Si è messo alla guida nonostante avesse assunto bevande alcoliche e nonostante in passato gli fosse già stata ritirata la patente di guida per violazioni al codice della strada». Il giudice non ha avuto dubbi: Pietro Genovese è ai domiciliari per aver investito e ucciso Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann. Del resto le analisi disposte dopo l’incidente avvenuto a Corso Francia hanno rivelato che il ragazzo, figlio del regista Paolo Genovese, ha guidato a velocità elevata e dopo aver bevuto, su un asfalto bagnato e nonostante quella che il giudice definisce come «un’illuminazione colposamente insufficiente». Nel suo sangue inoltre è stata riscontrata la presenza di diverse sostanze stupefacenti. E poi ci sono le numerose sanzioni amministrative che hanno colpito il ragazzo, sempre per violazioni del codice della strada, e in un caso anche perché trovato in possesso di hashish. Elementi che hanno portato la procura a considerare la «pericolosità sociale» dell’indagato e il pericolo di «reiterazione del reato». Per approfondire leggi anche: Pietro Genovese ai domiciliari Pietro Genovese dovrà quindi attendere tra le mura domestiche l’inizio del processo che lo vede accusato di duplice omicidio stradale. Ieri infatti, poche ore prima che iniziasse la messa in ricordo delle due vittime (nella parrocchia del Preziosissimo Sangue, dove questa mattina si terranno i funerali), il ragazzo è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare mentre si trovava in Umbria con la famiglia. Per approfondire leggi anche: Pietro Genovese, la sorella Emma con un post scatena la bufera social Le indagini dei vigili del gruppo Parioli sono state condotte in tempi da record. Gli agenti hanno ricostruito la dinamica dei fatti intrecciando gli esiti dell’autopsia (è stato escluso che le due studentesse del Liceo Gaetano De Sanctis siano state travolte da altre macchine) con diverse testimonianze, di cui due in particolare ritenute attendibili. Quella notte, a due passi da Ponte Milvio, dove via Flaminia Vecchia incontra Corso Francia, lungo quello stradone che ogni fine settimana è affollato da ragazzi che frequentano le vie della movida di Roma Nord, la strada di Pietro Genovese si è fatalmente incontrata con quella di Gaia e Camilla. «Intorno alle 00,25 – si legge negli atti - l’autovettura Renault Kaleos condotta da Pietro Genovese», con a bordo due amici, «percorreva Corso Francia proveniente dal Gra in direzione del centro città, quando giunta in prossimità della rampa di accesso a via del Foro Italico, direzione piazzale Clodio, investiva due pedoni, Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, che attraversavano la carreggiata, oltrepassando il guardrail, da destra verso sinistra per senso di marcia dell’auto investitrice, presumibilmente senza fare uso dell’attraversamento perdonale». Il semaforo verde era appena scattato consentendo agli automobilisti di passare, quando le due ragazze hanno attraversato venendo colpite mentre si tenevano la mano, affrettandosi per tornare a casa, in zona Collina Fleming. Hanno superato la prima corsia. Poi una macchina che transitava nella seconda ha rallentato facendole passare. Ma, nella terza, quella adiacente al guardrail, la Renault Kaleos guidata dal figlio di Paolo Genovese, il regista che nel 2016 ha vinto il David di Donatello con «Perfetti Sconosciuti», le ha travolte uccidendole sul colpo e fermandosi solo dopo circa 250 metri, testimoniano i vigili che ricordano il «visibile stato confusionale e l’alito vinoso» dell’arrestato. Per approfondire leggi anche: Il dramma del papà di Gaia: riconosce la figlia seduto sulla sedia a rotelle «Una ragazza più alta era davanti e poco dietro vi era un’altra ragazza più minuta – ha detto un testimone - Nello stesso momento mi sono accorto del sopraggiungere di una vettura di grosse dimensioni… procedeva a un’andatura esageratamente sostenuta». «L’impatto è stato inevitabile e violentissimo: la prima ragazza è stata colpita in pieno...ho visto una gamba o un braccio volare in aria», riferisce invece un ragazzo. Gli inquirenti parlano di una guida «incautamente spericolata» e di «un’impressionante forza d’urto». I successivi accertamenti hanno poi dimostrato che il tasso alcolemico di Pietro Genovese si attestava intorno all’1,4 per litro, quasi il triplo del limite consentito per legge. «Non negativo», hanno inoltre scritto nel referto i medici che hanno rilevato la presenza di cocaina e cannabinoidi. Secondo il gip, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, la presenza di droghe non sarebbe determinante per l’arresto, visto che solo analisi più approfondite potranno rivelare se avesse assunto sostanze stupefacenti anche la sera in cui ha ucciso Gaia e Camilla. Ad aver pesato sulla decisione del giudice sono stati soprattutto due elementi: la velocità a cui correva il suv (oltre 80 chilometri orari) e la pregressa condotta alla guida dell’indagato, che ne denoterebbe la pericolosità sociale. Quattro sanzioni amministrative per guida pericolosa e per essere passato con il rosso gli erano già costati diversi punti della patente. E poi c’è un precedente di polizia per essere stato trovato in possesso di hashish. «È solito condurre veicoli a motore dopo aver assunto sostanze alcoliche», si legge negli atti che parlano di una «personalità incline alla violazione delle regole» e di «noncuranza se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti e i moniti dell’autorità». Per questo Pietro Genovese è stato arrestato, una decisione che non servirà ad alleviare il dolore di chi amava Gaia e Camilla.