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L'urlo della mamma di Gaia: cercate il suo cellulare

Le vittime Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann

Lo strazio dei genitori delle ragazze morte nell'incidente a Corso Francia

Grazia Maria Coletti
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«Vi prego cercate il cellulare di Gaia, non si trova più». La tragedia nella tragedia, i ricordi di una vita forse persi per sempre. La mamma di Gaia è in lacrime mentre a bordo strada lancia l'appello a chiunque trovasse la cosa più preziosa al mondo: le foto, i video, le frasi nello smartphone finito chissà dove nel violentissimo impatto col suv che ha travolto la ragazzina che attraversava Corso Francia sabato notte tenendo per mano Camilla, amica e compagna di scuola, morta con lei. Un botto che ha distrutto la vita di tre famiglie: quella di Gaia von Freymann e di Camilla Romagnoli, studentesse 16enni al liceo De Santis. E la famiglia di Pietro Genovese, il ventenne alla guida del suv, indagato per duplice omicidio stradale, risultato positivo all'alcol test e non negativo al check sulla droga, figlio del regista Paolo, autore di film di grandissimo successo come "Perfetti sconosciuti" in cui ha raccontato come la tecnologia e gli smartphone hanno cambiato le nostre vite. Come il cellulare che non si trova più: dentro c'era tutta la vita di Gaia. A Corso Francia fiori, cuori e bigliettini aumentano. Un pellegrinaggio di amici sotto lo striscione «Gaia e Camilla sempre con noi» appeso sul ponte dell'Olimpica non molto distante dal guard rail che le ragazzine avrebbero scavalcato. È l'omaggio di Roma Nord alle due adolescenti che un attimo prima avevano inviato whatsapp ai genitori. «Sto tornando a casa», anche Gaia aveva rincuorato la mamma. Ma alle telefonate del papà, Edward von Freymann, carabiniere in congedo ed ex broker assicurativo, paraplegico dopo un incidente in moto all'Eur, Gaia non aveva risposto. Ed era andato a cercarla. «Prima della salita di via Flaminia Vecchia ho visto le ambulanze, erano per Gaia, era senza doumenti, ho avuto difficoltà nel riconoscerla» ha detto all'avvocato Giaquinto, legale dei genitori, che riferisce il racconto. Per escludere l'eventualità di successivi investimenti da parte di altre auto ieri pomeriggio è stata effettuata la ricognizione cadaverica esterna all'obitorio comunale de La Sapienza. «Pare che le ragazze siano state calpestate da almeno altre due macchine - ha detto il legale - abbiamo nominato un nostro medico legale di fiducia». Ma da prime indiscrezioni sembra che l'ipotesi è esclusa. «Senza Gaia non ho più ragioni per andare avanti, era la mia forza, voleva spostare le lancette per farmi tornare a camminare, oggi vorrei farlo io per averla ancora con me» ha riferito le sue parole l'avvocato Giaquinto. «È in una situazione disperata - dice di lui il legale - Gaia era l'unica figlia, lui era finito sulla sedia a rotelle nell'incidente in moto all'Eur a luglio 2011. Due auto hanno svoltato a sinistra, lui ha urtato la prima ed è finito sotto la seconda, che gli ha procurato una lesione midollare completa. Da allora vive in sedia a rotelle, oggi grazie all'esoscheletro è potuto tornare a prendere un caffè in piedi al bar, ma ci sono voluti anni e molti tentativi. Pensava di aver vissuto tutto il peggio e invece...». La mamma di Camilla chiede «giustizia, non vendetta». Smorza le polemiche sul post della sorella del ventenne alla guida del suv, l'avvocato Gianluca Tognozzi. La ragazza parlando dell'immenso dolore per l'accaduto aveva però stigmatizzato l'attraversamento imprudente da parte delle due ragazzine. Ma il legale spiega che «il caso è ancora coperto dal segreto istruttorio, non si conoscono le carte dei rilievi clinici, autoptici, dell'alcol test e del narco test e non conosco le dichiarazioni dei testimoni. Di fronte a una tragedia così grande, oltre l'umano, le parole lasciano tempo al dolore che è di tutti, prima di tutto quello dei genitori delle due ragazze, e poi il dolore di Pietro, a tempo debito leggeremo tutti le carte...».

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