l'autopsia
Corso Francia, non c'erano altre auto. Gaia e Camilla travolte solo dal Suv
Ha bevuto prima di mettersi al volante. Le analisi non lasciano spazio a dubbi: Pietro Genovese, il ventenne che sabato notte ha investito e ucciso le due sedicenni a Corso Francia, ha guidato con un tasso alcolemico pari all’1,4%, tre volte superiore rispetto a quello consentito a un neo patentato. Gli esami allegati al fascicolo che i vigili del gruppo Parioli hanno consegnato al sostituto Procuratore Carlo Felici rivelano anche la presenza di diverse sostanze stupefacenti presenti nel corpo del ragazzo. Occorreranno ulteriori test per poter dire con certezza se il giovane, figlio del regista Paolo Genovese, avesse assunto droga la sera in cui ha ucciso Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann. Per approfondire leggi anche: Il 20enne alla guida con un tasso alcolemico triplo Le due studentesse del Liceo Gaetano De Sanctis sono morte sul colpo, investite quando hanno cercato di attraversare la strada in maniera azzardata, tenendosi per mano e affrettandosi per tornare dalle famiglie, a casa, in zona Collina Fleming. I primi esiti dell’autopsia affidata ieri al dottor Luigi Cipolloni, de La Sapienza, hanno escluso che le due vittime siano state colpite da altre macchine, così come riferito da alcuni testimoni. Occorreranno esami più approfonditi ma al momento non emergerebbero neanche segni di trascinamento. Le lesioni al cranio e le altre fratture sono state fatali, dicono i dottori. Per approfondire leggi anche: Il dramma del papà di Gaia: riconosce la figlia seduto sulla sedia a rotelle Un perito rivelerà anche la velocità con cui il ragazzo, adesso indagato con l’accusa di duplice omicidio stradale, ha guidato la sua Renault Kaleos lungo quello stradone che ogni fine settimana è affollato da ragazzi che frequentano le vie della movida di Roma Nord, quelle che si snodano intono a Ponte Milvio. Ed è lì, dove via Flaminia Vecchia incontra Corso Francia, che la strada di Pietro Genovese si è intrecciata con quella di Camilla e Gaia. La macchina guidata dal figlio del regista che nel 2016 ha vinto il David di Donatello con “Perfetti Sconosciuti” ha frenato di colpo, rivela una testimonianza che ricorda come il “muso” del suv grigio fosse abbassato al momento dell’incidente. La vettura ha continuato la corsa per alcune decine di metri, fino a quando il sistema di sicurezza non ha bloccato la macchina dopo aver rilevato l’impatto. Pietro è sceso dall’automobile, si è avvicinato alle ragazze, ai loro corpi distesi sull’asfalto bagnato da una giornata piovosa. Ha realizzato l’accaduto ed è entrato in un incubo a cui si sommerà l’eventuale pena che dovrà affrontare se le sue responsabilità venissero accertate. Al momento è a piede libero, visto che si attende ancora di capire se avesse o meno assunto sostanze stupefacenti. Successivamente i pm potrebbero proporre al gip di applicare una misura cautelare. Gli inquirenti indagano anche sulla patente del ragazzo. Lo scorso ottobre è infatti stato fermato dalla Guardia di Finanza. Aveva un po’ di hashish. Il 18 ottobre gli sarebbe stata sospesa la patente. E dopo un mese il provvedimento sarebbe dovuto terminare. La circostanza è in corso di accertamento, ma sembra che fosse ritornato al volante solo da pochi giorni. E inoltre in corso l’esame del telefono di Pietro, un’indagine di rito per capire se stesse utilizzando o meno il cellulare mentre era alla guida