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È partita per i pm la corsa su Roma

Aperte le candidature per il posto da pg alla Corte d'appello di Roma. Per il dopo-Pignatone al momento sembra essere favorito il suo " delfino" Prestipino

Valeria Di Corrado
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Al Consiglio superiore della magistratura si è aperta un'altra «partita», sempre romana. Oltre alla poltrona di procuratore capo della Capitale, infatti, è vacante quella della Procura generale della Corte d'appello di Roma, da quando - lo scorso 14 novembre - l'ex pg Giovanni Salvi è stato nominato dal plenum del Csm a capo della Procura generale della Cassazione. A partire da ieri ci sono trenta giorni di tempo per presentare ufficialmente le proprie candidature, ma i nomi che circolano sono grosso modo gli stessi in lizza per l'ufficio di piazzale Clodio: Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, Giuseppe Creazzo, procuratore di Firenze, e Marcello Viola, attualmente procuratore generale nella Corte d'appello del capoluogo toscano. Normalmente la poltrona di pg non è particolarmente ambita, ma quella di Roma fa eccezione. Principalmente per una ragione: è la Corte d'appello della Capitale che deve autorizzare le intercettazioni nei confronti degli appartenenti ai Servizi segreti. Quindi, chi è a capo di quell'ufficio - che ha sede in via Varisco - ricopre di fatto un incarico di potere e, un domani, potrebbe vedersi spianata la strada nel Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. Dopo l'inchiesta che ha travolto palazzo dei Marescialli, portando alle dimissioni di alcuni suoi consiglieri, gli equilibri tra le correnti interne alla magistratura sono profondamente cambiate: Magistratura indipendente, ad esempio, ha perso la sua leadership nel plenum. Ma soprattutto, nella corsa per il posto da procuratore capo di Roma, ora sembra favorito un candidato inizialmente rimasto fuori dalla «rosa» dei papabili, ossia Michele Prestipino, attuale facente funzioni. Da ormai sette mesi guida con equilibrio la Procura capitolina ed è ben visto dalla stragrande maggioranza dei sostituti procuratori. D'altronde sono sei anni che Prestipino lavora a piazzale Clodio, come aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia;per cui conosce bene quell'ufficio e la sua permanenza non sarebbe vista come una «rivoluzione». Anzi, è vista come una continuazione dell'«era Pignatone», con i suoi pro e contro. Se il Csm dovesse scegliere il magistrato di Messina, però, è quasi scontato che si apra la strada dei ricorsi al Tribunale amministrativo. Rispetto a Viola, Creazzo, Lo Voi e altri magistrati della famosa «lista dei 13» candidati presentata lo scorso febbraio, Prestipino, infatti, non ha mai ricoperto l'incarico di procuratore capo. Per questo motivo, prima della «bufera» scoppiata a inizio estate con l'inchiesta di Perugia e del Gico della Finanza, pensava di giocarsi le sue «carte» solo sul tavolo di procuratore di Palermo (al posto di Lo Voi). Nello «scacchiere» delle nomine, oltre agli uffici giudiziaria di vertice della Capitale, ha un grosso peso anche la scelta che verrà fatta per la Procura generale della Corte d'appello di Milano, attualmente guidata dal catanese Roberto Alfonso, che andrà in pensione il prossimo 24 febbraio. Anche per questa poltrona ricorrono sempre gli stessi nomi. Intanto mercoledì si è chiusa un'altra «partita» strategica: Anna Maria Loreto è diventata il nuovo procuratore di Torino. A nominarla a maggioranza è stato il plenum del Consiglio superiore della magistratura con 12 voti. L'altro candidato proposto dalla commissione, Salvatore Vitello, ha avuto 7 voti. Quattro si sono astenuti. Loreto prende il posto lasciato da Armando Spataro, andato in pensione a dicembre 2018. Nelle sue funzioni di sostituito alla procura di Torino, ha coordinato l'inchiesta della Dda sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Valle D'Aosta, che ha portato nei giorni scorsi alle dimissioni del presidente della Regione autonoma, Antonio Fosson.

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