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Il poster su Gesù al Macro e la provocazione che diventa blasfemia

Pietro De Leo
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A leggerle oggi, certe cronache che nel passato sembravano dirompenti suscitano quasi un sorriso. È il caso, ad esempio, di uno spot pubblicitario di 20 anni fa. Il campionissimo brasiliano Ronaldo, che alle soglie del nuovo millennio era lui stesso una sorta di marchio globale di un calcio quasi soprannaturale, appariva nella posa con le braccia stese a mo' di croce, richiamando la statua del Cristo Redentore che domina su Rio de Janeiro. In Italia, si scatenò un mezzo pandemonio, con l'indimenticato Cardinal Ersilio Tonini che ragionava: «Oramai siamo tutti assimilati, tutto è uguale, identico. Si fa una smorfia e si passa ad altro». Per approfondire leggi anche: Gesù eccitato con un bambino, bufera sul Macro per il poster blasfemo E dunque in un caso come questo può essere posta l'alfa di un ventennio in cui la distorsione dell'immagine sacra ha fatto da cornice alla cultura di massa. Con il Sacro assorbito nel vortice della gadgettistica pubblicitaria o tema di sperimentazione artistica. Nell'agonismo di una società dove conta l'immagine, l'asticella è stata alzata sempre di più, e la provocazione spesso ha trasceso nella blasfemia. Così, il manifesto affisso nella pensilina nei pressi del Macro di Roma, raffigurante Gesù Cristo in preda ad una erezione dinnanzi ad un giovane inginocchiato, aveva già fatto la comparsa un paio d'anni fa, in un colore diverso. Era abbinato ad un altro manifesto, che ritraeva due donne abbigliate nell'iconografia della Madonna, e la didascalia «immacolata conceptio in vitro», ovvio per sponsorizzare le coppie lesbo e l'utero in affitto. Il campionario dei manifesti sul tema, di recente, ha visto la scelta discutibile addirittura di una classe di scuola, che per partecipare al concorso per uno spot sulla «pillola dei cinque giorni dopo» non ha trovato di meglio rispetto alla parodia di un dipinto del Botticelli raffigurante l'Annunciazione... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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