la battaglia legale
Via il reddito di cittadinanza: la crociata della suora contro l'Inps
Sospeso il reddito di cittadinanza. Suora contro l’Inps. Dopo le suore in fila ai caf a Monza coi documenti in mano, a Roma la battaglia legale di una religiosa che il sussidio di stato lo ha ottenuto e poi perso. Ad aprile ha avuto il via libera per 518 euro. a Novembre lo stop. Ma suor Carla, 45enne delle Orsoline, nata a Treviso ma romana di adozione, come la famiglia che vive a Roma e ha due hotel, a Rimini e ad Amalfi, non ci sta a finire nella lista dei furbetti del reddito di cittadinanza, in compagnia del camorrista e dello spacciatore, che hanno sollevato critiche sui meccanismi di assegnazione del sussidio. E mentre inferve la polemica sulla de-salvinizzazione del reddito di cittadinanza con il via libera per l’erogazione per 3,6 milioni di stranieri, e le problematiche sulla fase due che non decolla - il provvedimento doveva essere un ponte verso il lavoro ma tra i percettori del reddito da nord a sud sono pochi gli occupabili - ecco sollevato il nuovo polverone con il ricorso della suora "romana" dal giudice di pace. A dare la notizia l’associazione Giustitialia, la stessa della fake sulla richiesta di reddito presentata da Anna Maria Franzoni respinta dall’Inps. Notizia smentita dall’avvocato Paola Savio, storico avvocato della mamma di Cogne. Sarà una fake pure stavolta? L’associazione Giustitalia è sicura del fatto suo. «Suor Carla è venuta da noi, ecco le carte, l’assistiamo davanti al Giudice di pace» assicura Luigi de Rossi di Giustitalia. Il principio è questo. «Non si toglie il reddito a una persona che ha i requisiti solo perché i genitori sono ricchi. Suor Carla aveva la residenza a casa dei genitori fino a febbraio. Ad aprile quando ha presentato la domanda, l’aveva già spostata nel convento, a quanto pare le "colpe" fiscali dei padri ricadono sui figli» sentenzia l’associazione. Vero è che per aver diritto al reddito di cittadinanza è necessario rispettare specifici requisiti patrimoniali. «A a questo proposito, però, - spiega ancora Giustitalia - giova ricordare che il diritto canonico prevede, in base alla natura dell’istituto, la rinuncia radicale ai propri beni al momento della professione. Inoltre le suore non sono stipendiate come i sacerdoti ma qualora lo fossero per Regola devono restituire all’Ordine di appartenenza. La ricorrente, quindi, rientrava pienamente nei parametri previsti per ottenere il Reddito di cittadinanza. Ed infatti il sussidio le veniva riconosciuto nel mese di aprile 2019 per l'importo di 518 euro. A metà novembre, a seguito di alcune produzioni documentali della ricorrente dalle quali si evinceva che la stessa risulta figlia del sig. Guido P., noto imprenditore, e titolare di un complesso alberghiero, con Determinazione Dirigenziale Inps le veniva sospeso il reddito». Il rischio ora è che suor Carla debba restituire le mensilità di 518 euro ciascuna già percepite. Ma poi come li avrà impiegati quei soldi? «In beneficienza probabilmente, il punto è che era un suo diritto percepirli» conlude l’associazione. Aspettando il finale, cosa succederebbe se tutte chiedessero il sussidio? Nonostante il calo di vocazioni in Italia abbiamo circa 20 mila religiosi, dati 2014, 89 mila le suore...