il futuro di manuel bortuzzo
Il neurologo Rossini: "Ecco le possibilità della scienza quando il danno è parziale"
“La lesione midollare non era completa come inizialmente diagnosticato”. Racconta le sue speranze dagli studi di “Che tempo che fa”, Manuel Bortuzzo, campione costretto in sedia a rotelle dopo quanto accaduto nella periferia romana a febbraio scorso. Professor Paolo Maria Rossini, capo dipartimento della Riabilitazione neurologica dell’IRCCS San Raffaele di Roma, cos’è una lesione midollare? “Immagini il midollo come un contenitore di strade di diverse lunghezze che vanno dal cervello ai vari livelli del midollo stesso, e poi da qui altre strade che fanno riferimento al movimento e alla sensibilità. Quando c’è una lesione si perde la capacità di controllo volontario del movimento e della sensibilità dalla zona interessata alla parte sottostante del corpo. Se è medio-toracica, ad esempio, le braccia funzionano, le mani pure, le gambe no, non si controlla la vescica etc. Se il taglio è parziale, se cioè qualche strada rimane indenne, è ovviamente meglio: si possono riabilitare i muscoli paralizzati o usarli per fare trapianti di cellule staminali o innesti di fibre nervose in grado di sfruttare questo ponte rimasto nel midollo”. I medici che hanno seguito il ragazzo nel suo primo percorso hanno riferito che nonostante la decompressione del midollo, eseguita con i mezzi più avanzati, di fatto non c’era conduzione. Il trauma di Manuel risale a febbraio, a distanza di mesi è possibile che si scopra che la lesione midollare non fosse completa? “In linea teorica ci possono essere state fibre vive, ma addormentate per il trauma al momento dei primi esami, che poi ricominciano a condurre. Il midollo ha anche tempi di un anno e mezzo. Questo porta a un recupero, ma di tipo clinico”. Se fosse così Manuel potrà quindi tornare a camminare? “Un recupero parziale ci può essere, anche tramite la riabilitazione. Se, per ipotesi, si recuperano i muscoli della schiena in basso potrebbe usare gli stivali che utilizzano i paraplegici, e il giovane potrebbe tornare a camminare anche se non normalmente, ma con due gambe che funzionano da pilastri che tengono dritto il corpo”. La microchirurgia può essere una prospettiva? “Se c’è lesione completa la microchirurgia non serve a niente, secondo quello che si sa oggi. Se c’è qualche fibra indenne, un uso di fattori di accrescimento, ad esempio, può aiutare. Comunque, servono dati oggettivi per analizzare tutto il quadro”. La ricerca sta andando avanti. “Certo, si sta lavorando molto sui fattori che a livello di cicatrice sul midollo ne impediscono la rigenerazione”. Manuel si è dato dieci anni per tornare a camminare. “E io glielo auguro di cuore”.