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Angelo o demone? Dalla Smart la verità su Anastasiya

La fidanzata di Luca Sacchi si professa vittima. Ma gli inquirenti non le credono

Andrea Ossino e Augusto Parboni
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Un'impronta lasciata sulla maniglia della portiera. Una traccia sul cruscotto. O anche una semplice orma impressa all'esterno del veicolo. Gli inquirenti sono a caccia di indizi e per questo hanno sequestrato la Smart Forfour con cui Valerio Del Grosso e Paolo Pirirno, mercoledì scorso, sono arrivati in via Tommaso Mommsen. Si tratta dello stesso veicolo con cui sono fuggiti dopo aver ucciso Luca Sacchi, il personal trainer di 24 anni assassinato con un revolver calibro 38 fuori dal pub John Cabot, mentre era in compagnia della sua ragazza Anastasiya e di alcuni amici. Inquadrati inizialmente come semplici comparse, le persone più vicine a Luca stanno diventando i protagonisti dell'indagine parallela a quella sull'omicidio del ragazzo. Perché i pm ritengono credibili le parole di un testimone: «all'acquisto di marijuana erano interessati tre ragazzi e una ragazza». Gli amici della vittima, si sospetta, erano fuori dal pub per acquistare una notevole quantità di marijuana dagli arrestati. A dirlo è stato proprio un amico degli indagati, che avrebbe avuto il compito di verificare se i ragazzi avevano realmente il denaro necessario alla compravendita. Il ragazzo ha rivelato infatti che la fidanzata della vittima aveva «uno zaino contenente soldi divisi in due mazzette da 20 e da 50 euro». E ha tirato in ballo anche Giovanni P., «pregiudicato per reati inerenti agli stupefacenti». Si tratta di un amico di Luca, i due si conoscono fin da bambini. È tramite il personal trainer che Giovanni ha conosciuto Anastasiya. L'amico d'infanzia della vittima è una figura chiave. E non solo perché è presente al momento dei fatti: «Mi sono allontanato di qualche passo per telefonare – ha infatti confermato – poi ho sentito l'esplosione di un colpo d'arma da fuoco seguito dalle urla di dolore». Il mediatore inviato da Del Grosso afferma anche di aver parlato dell'affare di droga proprio con lui, circa due ore prima del delitto. Ma Giovanni, sentito dagli inquirenti, ha però negato di conoscere Del Grosso e i suoi emissari. Anche Anastasiya non ha mai fatto riferimento all'acquisto di stupefacenti. Anzi, intervistata dalla Rai ha detto che «la droga non c'entra niente». Per questo motivo il sequestro della Smart è così rilevante. Pirino ha noleggiato quella macchina il 14 ottobre scorso. È la stessa vettura che ha riconsegnato insieme a Del Grosso, con un evidente spaccatura sul cofano, il giorno seguente l'omicidio, per poi prenderne un'altra identica. Se i due arrestati si fossero incontrati con eventuali acquirenti prima del delitto, in quella vettura potrebbero esserci delle impronte o degli indizi capaci di confermare o meno la versione narrata dall'emissario di Del Grosso. La macchina però non è l'unico elemento su cui puntano carabinieri e poliziotti. Per verificare il racconto del testimone, infatti, i pm hanno intenzione di parlare con Anastasiya e Giovanni P.. I due, non indagati, non sono ancora stati convocati dagli inquirenti. E poi ci sono i telefoni, le chat, i messaggi, i tabulati. Indagini di «routine» che potrebbero dare un grande contributo all'inchiesta. Perché se, come si sospetta, la compravendita fosse relativa a un quantitativo rilevante di «erba», allora appare improbabile che sia stata organizzata in maniera estemporanea. Si potrebbe trattare di un affare programmato da giorni. E per organizzarlo è plausibile che tra acquirenti e venditori siano intercorsi numerosi contatti. Comunicazioni che adesso potrebbero confermare o meno le diverse versioni raccontate dai protagonisti di questa storia. Chiamate e messaggi che consentirebbero agli inquirenti di aver un quadro completo, in una storia che presenta numerosi punti oscuri e una sola certezza: un ragazzo di 24 anni è stato assassinato.

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