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Un amico di Luca Sacchi "punto di contatto" con i pusher

Fiori sul luogo dove è stato ucciso Luca Sacchi (LaPresse)

Emerge dall'ordinanza di custodia in carcere di Del Grosso e Pirino

Davide Di Santo
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Ci sarebbe un punto di contatto tra Luca Sacchi e la rete di pusher guidata da Valerio Del Grosso: Giovanni, "un amico intimo" della vittima, "pregiudicato per reati inerenti agli stupefacenti". La circostanza emerge dalle 8 pagine di ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip di Roma Corrado Cappiello, con la quale ha convalidato il fermo di Del Grosso e Paolo Pirino, i due 21enni indiziati dell'omicidio del personal trainer di 24 anni. Le carte ricostruiscono quanto avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì davanti al John Cabot, pub in zona Appio, nella Capitale. A parlare sono diversi testimoni oculari. Uno di questi, ascoltato dagli inquirenti, ha affermato che "al momento dell'esplosione del colpo di pistola" all'interno del pub era presente anche un amico di Sacchi che però si è allontanato "prima dell'arrivo dei carabinieri". Si tratterebbe di un soggetto con precedenti specifici legati alla droga. Un altro testimone ha riferito agli inquirenti di essere stato "incaricato da Valerio Del Grosso di verificare se persone in zona Tuscolana - scrive il gip - avessero il denaro per acquistare, come convenuto, della 'merce' e di essersi recato con un suo amico in via Latina, incontrando alle 21.30 del 23 ottobre" proprio "l'amico intimo" di Sacchi "al quale si presentava come inviato di Valerio". Rintracciato dagli inquirenti l'amico di Luca Sacchi ha "confermato la sua presenza" nel locale in compagnia della vittima e Anastasia e ha, però, "negato di conoscere Del Grosso e i due testimoni". LE PAROLE DI DEL GROSSO - "Non volevo ucciderlo, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa". Così Valerio Del Grosso parlava con i suoi amici mimando il gesto con una mano il giorno dopo l'omicidio di Luca Sacchi, avvenuto la sera del 23 ottobre davanti a un pub di Colli Albani a Roma. La testimonianza è riportata nell'ordinanza del gip Corrado Cappiello con cui ha convalidato il fermo di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Un testimone ha confermato di aver contattato il fratello di Valerio Del Grosso "avendo saputo che a sparare a Sacchi era stato Valerio il quale lo aveva personalmente confidato la sera precedente ad un altro amico, proferendo le parole 'ho fatto una cazzata' e aggiungendo di aver sparato ad una persona".  "Dopo l'incontro con il fratello di Del Grosso - si legge ancora nell'ordinanza - il testimone ha ricevuto una telefonata di Valerio il quale nel corso di un successivo appuntamento anche alla presenza di altre persone mimando il gesto con una mano ha riferito 'Non volevo ucciderlo, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa'".  "INDISCUTIBILE" VOLONTARIETA' DI UCCIDERE -  Ma "la volontarietà dell'omicidio quantomeno sotto il profilo del dolo eventuale, appare indiscutibile, tenuto conto dell'arma impiegata, della distanza ravvicinata, nonché della zona del corpo della vittima presa di mira nel corso di una rapina violenta", scrive il gip nell'ordinanza. L'AUTOPSIA - Il 24enne personal traine romano è morto per un colpo di pistola, fatale, alla testa. La conferma arriva dai primissimi risultati dell'autopsia eseguita questa mattina al Policlinico Umberto I sul corpo di Sacchi. I risultati ufficiali si conosceranno nei prossimi giorni.  

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