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Una lezione di vita per una città intera

Le parole di speranza di Manuel sono un invito a tutti noi romani. Nessuna difficoltà è troppo grande per chi la vuole davvero superare

Franco Bechis
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Grazie, Roma. Ecco, se c'è una persona al mondo che mai avrei immaginato potesse dirlo, era proprio Manuel Bortuzzo, il campione del nuoto italiano e mondiale a cui due balordi proprio in questa città hanno sparato per sbaglio all'inizio di questo anno, costringendolo su una sedia a rotelle. E così mi sono venute le lacrime agli occhi ieri quando di primo mattino mi è arrivato il video che Manuel ci ha regalato per la presentazione del nuovo "Il Tempo" questa mattina con il sindaco della capitale, Virginia Raggi. Mi ha commosso sentirgli dire «Io amo Roma perché comunque mi è stata vicinissima in un momento veramente difficile della mia vita». Perché al suo posto io avrei imprecato, maledetto questa città (non è manco quella natale di Manuel), l'avrei fuggita come la peste. Non ne avrei avuto la forza. Ma è su questo suo incredibile, inconcepibile, folle atto di amore per Roma che voglio fondare questa nuova nascita de "Il Tempo". Ero pronto a intontirvi di parole forse inutili su questo cambio di grafica, ma quel regalo di Bortuzzo mi ha riportato con i piedi per terra. È sullo sguardo di un ragazzo come lui sul male e sul bene, sul reale e sul destino, sulla disperazione e sulla speranza che vorrei piantasse le radici "Il Tempo", e con lui Roma e l'Italia. Ecco Manuel: «Io voglio bene a Roma. Voglio bene alla gente che ci vive, e anche io voglio fare la mia parte». Ma sai quante volte parliamo del nulla e non sappiamo intercettare e raccontare cuori così? Manuel è straordinario, unico. La forza con cui è saltato su quella sedia a rotelle e fin dal giorno dopo un dramma così ingiusto si è tuffato nella vita, non curvandosi a piangere sulla disgrazia, ma alzando lo sguardo teso a un futuro possibile, non è da tutti. Però a tutti noi insegna che se è possibile abbracciare con tenerezza perfino il male, possiamo farlo nella vita di tutti i giorni. Vorrei avere una forza così, che ho visto anche in altri giovani a me più familiari. Vorrei avere quel dono di rivoltare il male in bene, di annegare il dramma nella speranza. Sono certo che molti cuori qui a Roma come in tutto questo paese ne siano capaci, e raccontarli è un modo per dare senso a questo nuovo "Tempo" che oggi vuole accompagnarvi. Anche senza sapere essere eroi come Manuel, vi ricordate quella battuta in romanesco dell'ultimo Papa santo, Giovanni Paolo II? «Semo romani, volemose bene, damose da fa'...». È uno splendido modo di ripartire in questa città. Grazie Manuel perché ci hai fatto alzare lo sguardo. Poi certo i problemi ci sono e non possiamo mica nasconderceli. Anzi, su "Il Tempo" dobbiamo raccontarli senza pregiudizio o interessi di parte. C'è da lamentarsi di tante cose che non funzionano e invece dovrebbero. Ci sono diritti da rivendicare, altri da vedersi restituire perché ingiustamente sottratti e calpestati. Un giornale ha il compito di scoprirli e denunciarli, senza timidezze e con il massimo della obiettività possibile. Dateci una mano anche in questo, e tutti insieme prendiamo quella di Manuel che ci insegna la vita.

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