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Abusivo il porcile di Corcolle in cui una scrofa ha ucciso un 50enne e ferito un bimbo di 2 anni

La Procura di Roma ha indagato i proprietari dell'allevamento per omicidio colposo

Valeria Di Corrado
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Il maiale killer che lo scorso 6 ottobre ha ucciso un uomo e ferito gravemente un bimbo di due anni, apparteneva a un allevamento abusivo a Corcolle, frazione del Comune di Roma, al confine con Tivoli. I proprietari della stalla sono ora indagati dalla Procura capitolina per omicidio colposo e lesioni colpose gravi. Sono accusati di non aver vigilato sull'animale che ha morso a morte Adrian Ristae, un operaio di 50 anni, e ferito gravemente il minore. La posizione dell'allevatore rischia di aggravarsi, perché non aveva il permesso per tenere i suini in un recinto. Da un primo accertamento dei carabinieri forestali, infatti, sembra che avesse solo l'autorizzazione per le pecore. La tragedia si è consumata alle 16 di domenica scorsa all'interno di un'azienda agricola al civico 23 di via Lunano, gestita da una coppia di romeni. I titolari hanno ricevuto la visita di un connazionale 50enne, che è entrato nel porcile portando in braccio il piccolo, anche lui romeno e figlio di amici, per mostrargli i maialini appena nati. Ma una volta aperto il recinto, i due sono stati aggrediti dalla scrofa, che ha fatto cadere l'uomo per terra. L'animale si è accanito su di lui, mordendolo. Nel frattempo i genitori del piccolo, sentendo le urla, sono accorsi e lo hanno sottratto alle fauci del maiale. La buona notizia è che ora non è più in pericolo di vita. Era arrivato in eliambulanza al Bambino Gesù, intorno alle 21 di domenica. Inizialmente ricoverato all'ospedale di Tivoli, era stato trasferito dal 118 tramite l'eliporto vaticano. Era entrato al dipartimento di Emergenza e Accettazione del Bambino Gesù in condizioni gravissime, intubato e in stato di incoscienza. Presentava lesioni traumatiche multiple, in particolare a livello del viso e del collo, dovute allo schiacciamento subito con il peso del suino. È stato necessario sottoporlo a un intervento neurochirurgico, prima di essere sedato e messo in ventilazione meccanica. Non c'è stato invece nulla da fare per l'operaio, che ha sottovalutato - ingenuamente - l'istinto di protezione della scrofa nei confronti della sua cucciolata. Come tutte le femmine, infatti, pensando a una minaccia, l'animale ha sfoderato tutta la sua aggressività, avventandosi contro quelli che vedeva come dei nemici. Da un primo esame autoptico sul cadavere, è emerso che la vittima è morta dissanguata perché il maiale gli ha reciso l'arteria femorale. È rimasto a terra, coperto dal fango e dallo sterco. Per riconoscerlo i carabinieri di Tivoli si sono affidati ai testimoni e ai documenti che portava in tasca, tanto il suo corpo era stato dilaniato dai colpi e dai morsi del suino. I veterinari che l'indomani sono stati mandati dagli inquirenti nell'allevamento, per valutare le condizioni dell'animale, non sono riusciti nemmeno ad entrare nel recinto. La scrofa, infatti, ha iniziato a grugnire minacciosa. I sanitari hanno dovuto rinunciare all'impresa. Ora dovranno trovare il modo di avvincinarla, probabilmente addormentandola con un sonnifero, per capire se la sua reazione omicida si stata dettata dall'istinto materno, oppure se il maiale sia di suo aggressivo. In questo secondo caso andrà soppresso, scatenando le polemiche delle associazioni animaliste.

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