Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

"Il Comune ci ha lasciato a piedi. Rischiamo di essere licenziati"

Ada è costretta a pagare a sue spese il taxi per andare al lavoro

Valeria Di Corrado
  • a
  • a
  • a

«Io abito sulla Tuscolana e lavoro a piazza Fiume. Per andare e tornare dall'ufficio spendo 45 euro di taxi. Soldi che ho tirato fuori di tasca mia e che non so quando mi verranno rimborsati. Non posso pagare queste cifre tutti i giorni, non mi basta lo stipendio. Ma non posso nemmeno assentarmi dal lavoro per un lungo periodo, se no rischio il licenziamento». Fino allo scorso 30 settembre Ada Ammirata (41 anni), insieme ad altri cinquecento non vedenti che abitano a Roma e sono stati ammessi a una specifica graduatoria, usufruiva gratuitamente di un servizio di trasporto individuale pagato dal Comune e gestito dalle cooperative radio taxi 3570 e 6645. La convenzione non è stata rinnovata e, di punto in bianco, gli utenti si sono ritrovati abbandonati a loro stessi. «Nessuno ci ha avvisato - spiega Ada - Io l'ho scoperto il primo ottobre quando, come tutte le mattine, ho chiamato per farmi venire a prendere da un'auto bianca e mi è stato detto che il servizio era stato sospeso. Per una settimana non sono andata al lavoro: ho dovuto prendermi le ferie. Dicono che il servizio riprenderà il 31 ottobre, ma non si sa a chi verrà affidato (ncc o cooperative di pullman). Tramite comunicazioni non ufficiali, fatte via mail e via sms, il Comune ci ha fatto sapere che le somme spese per le corse ci verranno rimborsate. Ma non è stato specificato né come, né quando. Non posso permettermi, come molte altre persone, di anticipare tutti questi soldi. Né posso prendere i mezzi pubblici, perché non sono accessibili ai disabili». Ada è rimasta traumatizzata da quando, nel 2006, per prendere un autobus a Termini, ha rischiato di morire. «Ero a piazza dei Cinquecento e stavo cercando la pensilina giusta. Il conducente di un bus non mi ha visto e ha fatto retromarcia. Sono stata scaraventata a terra, nonostante il mio cane guida abbia cercato di tirarmi in avanti. Per fortuna non mi ero fatta male. Ma non si può mettere a repentaglio la vita tutti i giorni per andare al lavoro. Se un'anima pia non mi accompagna alla giusta pensilina dell'autobus, non c'è modo per individuarla. Con la metro la situazione è pure peggiore. Intanto la stazione Barberini è ancora chiusa, poi, le scale mobili e gli ascensori della linea A sono spesso e volentieri rotti. L'annuncio sonoro che dovrebbe indicare l'arrivo e la direzione del treno, a volte non funziona. Mentre il 90 per cento dei percorsi tattili è inutilizzabile per scarsa manutenzione (dossi e gomme scollate) e per la maleducazione della gente, che vi lascia sopra le valige. Paradossalmente, diventa più pericoloso seguire il percorso tattile». Ada martedì ha partecipato insieme ad altre decine di disabili alla manifestazione indetta sotto il Campidoglio, per chiedere l'immediato ripristino della convenzione con le cooperative taxi. Al momento un servizio provvisorio di trasporto viene fornito dalla società Tundo spa, tramite mini-pulman. «Non ci assicurano flessibilità negli orari - spiega la 41enne - E poi terminano il servizio alle 21. Chi ha diritto ai buoni trasporto per il sociale, ossia per andare al cinema o a teatro, ora è costretto a fare una vita da recluso. Senza contare i frequenti disservizi dovuti a un parco macchine non adeguato. Solo il taxi ci aiuta a riconquistare la nostra libertà». «Le cooperative taxi 3570 e 6645 non hanno voluto aderire alle nuove regole fissate dalla nostra amministrazione, che prevedono tra l'altro la tracciabilità del percorso. Ad occuparsene è un'Ati che ha aderito all'avviso pubblico», ha precisato il consigliere 5Stelle Nello Angelucci. «Forse il signor Angelucci non sa che il Comune da diversi anni è in condizioni di avere la tracciabilità delle corse in tempo reale. Le confermo che per quanto mi riguarda come 6645 - ha risposto il presidente della cooperativa Daniele Laudonio - siamo disponibili a una proroga». E pensare che a fine luglio Ada è stata costretta a ripresentare una sfilza di certificati medici (via pec o recandosi di persona in viale Ostiense) per rientrare nella graduatoria dei beneficiari del servizio di trasporto gratuito. Ora che ha riacquisito questo diritto, insieme ad altri cinquecento romani, non può usufruirne. E si ritiene anche fortunata rispetto ad altri non vedenti, perché al suo fianco ha un angelo custode: un cane guida di nome Jonny. È un labrador biondo di 11 anni, addestrato al centro Helen Keller di Messina, che (a differenza dell'amministrazione pubblica) non la lascia mai sola.

Dai blog