delitto piscitelli
Diabolik e la partita di droga non pagata
Fabrizio Piscitelli sarebbe stato ucciso mentre cercava di riscuotere un credito di oltre 100 mila euro. E a ordinarne l’omicidio sarebbe stata proprio la persona che doveva pagare a Diabolik l’ingente partita di cocaina che gli era stata precedentemente venduta. Sono molti, forse troppi, i confidenti che davanti agli inquirenti hanno raccontato una storia identica, puntando il dito contro lo stesso uomo. IL MANDANTE E IL DEBITO È romano, se ne conosce il nome e il cognome, ma al momento non risulta indagato. La sua figura emerge esclusivamente dai racconti che parenti e amici del leader degli Irriducibili della Lazio - ucciso al Parco romano degli Acquedotti lo scorso 7 agosto - hanno affidato alla Procura capitolina e alla polizia. In molti lo indicano come il probabile mandante dell’omicidio, come la persona che potrebbe aver affidato il compito di sparare a un killer specializzato. In realtà il sospetto è che quell’uomo vestito da runner, che ha materialmente premuto il grilletto, non sia un sicario solitario, ma possa essere stato aiutato da due complici. Il primo avrebbe fatto da «palo», comunicando l’arrivo della vittima e la sua posizione esatta. Il secondo invece sarebbe stato alla guida di quel Liberty Piaggio (le cui ricerche sono ancora in corso), a bordo del quale l’assassino si è allontanato. Un killer e due complici. E adesso anche un possibile mandante e un movente: un debito di droga che Piscitelli avrebbe preteso con insistenza. Del resto si trattava di oltre 100 mila euro. GLI INCONTRI CON DIABLO Tanti elementi, molte indicazioni, ma ancora pochi riscontri certi. La polizia, il sostituto procuratore Nadia Plastina e l’aggiunto Michele Prestipino vagliano ogni dettaglio. Solitamente, infatti, quando un nome viene «consegnato» agli inquirenti occorre capire se sia realmente quello del responsabile o se vi sia dietro una strategia ben precisa: gettare qualcuno «in pasto» alla legge per alleggerire la pressione delle forze dell’ordine. Una stretta che danneggia gli affari, specie in un periodo difficile come questo, con equilibri criminali saltati in seguito ai numerosi arresti effettuati negli ultimi anni, sia nella Capitale che sul litorale laziale. Quel che è certo è che un nome è stato fatto. Agli inquirenti è stato raccontato che prima di essere ucciso, in diverse occasioni, Diabolik si sarebbe incontrato con questa persona per cercare di riscuotere quel credito a cinque zeri vantato già da tempo. Nessuno però ha saputo dire se Piscitelli il 7 agosto - il giorno in cui è stato ucciso - stesse aspettando proprio quell’uomo sulla panchina del Parco degli Acquedotti. Anche l’autista cubano che ha accompagnato la vittima sul luogo del delitto ha spiegato di non sapere con chi avesse appuntamento l’ultras laziale. LA LITE IN STRADA Amici e parenti, però, hanno idee ben precise. Ipotesi che sarebbero state esternate anche in un luogo pubblico, durante un incontro con alcuni membri della famiglia del debitore. Un colloquio avvenuto nel cuore di Roma e terminato tra urla e accuse, in un clima di tensione che in alcuni ambienti della criminalità romana sta diventando sempre più insostenibile e rischia di esplodere. IL VIDEO C’è una telecamera che ha ripreso la scena del delitto. Inquadra da lontano il killer che, con una bandana in testa, i pantaloncini da jogging e gli occhiali da sole, si avvicina correndo alla panchina sulla quale è seduto Diabolik, di spalle. L’uomo rallenta leggermente, ma sempre in movimento, spara un unico colpo centrando la nuca di Piscitelli. Poi, come se nulla fosse, prosegue la sua corsa nella direzione opposta a quella dalla quale proveniva. Sfortunatamente, dai frame del video non è possibile ricavare dettagli somatici significativi per riuscire a dare un volto e un nome al sicario. L’unica cosa certa è che si tratta di un professionista, che agisce con precisione, a sangue freddo, senza tentennamenti, incurante delle persone presenti nel parco. IL CELLULARE DEL «NERO» La conoscenza delle dinamiche criminali, diverse «confidenze», alcune testimonianze e i video. Sono questi i dati sui quali lavorano i magistrati della Dda. Perché al momento nessun contributo sostanziale alle indagini sarebbe arrivato dai racconti di Fabio Gaudenzi, detto Rommel, l’amico pregiudicato di Diabolik che lo scorso 2 settembre si è fatto arrestare dopo aver sparato alcuni colpi di pistola in casa e postato un video su Youtube in cui annunciava di voler vuotare il sacco. Visto che Rommel ha messo in relazione l’assassinio del leader degli Irriducibili con il decesso di un altro suo conoscente, Maurizio Terminali (morto a Brescia in seguito a un overdose da metadone sospetta), la Procura del capoluogo lombardo ha aperto un fascicolo per omicidio. Il cellulare del «Nero», adesso, ha iniziato a «parlare». Le indagini sul traffico telefonico della vittima sono quasi concluse e presto i tabulati verranno inviati nella Capitale: serviranno ai pm per confermare o meno l’ipotesi di Gaudenzi, secondo cui anche Terminali è stato ucciso.