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Ama, si dimette il Cda: sui rifiuti è emergenza totale

Con l'addio dell'amministratore delegato Longoni si arriva al settimo cambio alla guida di Ama in poco più di tre anni

Fernando M. Magliaro
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Centoquattro giorni: tanto è resistito l'ennesimo management Ama nominato dalla Raggi. Luisa Melara, fino a mezz'ora fa presidente di Ama, Paolo Longoni, Ad dell'azienda, e del consigliere, Massimo Ranieri, hanno rassegnato oggi le proprie dimissioni. SESTO MANAGEMENT DELL'ERA RAGGI CHE SALTA Con questo, siamo al sesto gruppo di manager che salta nei tre anni di governo della Raggi e dei 5Stelle che avevano esordito ereditando dall'avventura di Ignazio Marino, Daniele Fortini, andato via quasi subito. A seguire, ogni volta presentati come i salvatori della patria e la soluzione di tutti i problemi, si contano in sequenza Alessandro Solidoro, Antonella Giglio e Lorenzo Bagnacani, con la parentesi di Lorenzo Bina dome direttore generale. Il 19 giugno scorso l'insediamento di Luisa Melara con Longoni e Ranieri. DIMISSIONI NELL'ARIA Ora il nuovo buco. La decisione del management attuale era già nell'aria da parecchi giorni ma, nelle ultime 24 ore, sembrava essere stata congelata: giusto ieri la Melara aveva scritto al Campidoglio chiedendo di posticipare la seduta dell'Assemblea dei Soci in programma per oggi pomeriggio (il Comune di Roma è socio unico di Ama) in attesa dei risultati di una due diligente commissionata sui conti dell'Azienda.  L'ADDIO DELLA MONTANARI E BAGNACANI Perché, alla fin fine, cambiano le orchestre ma la musica in Ama resta la stessa: ci sono soldi che l'Azienda ritiene di dover incassare dal Campidoglio e che il Campidoglio non intende riconoscere. Lo scontro aveva portato alle dimissioni di Bagnacani e all'addio dell'assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari, a febbraio scorso entrati in rotta di collisione con l'assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, e il direttore generale di Palazzo Senatorio, Franco Giampaoletti. Dopo quelle dimissioni, per mesi, Ama è rimasta senza una guida e ancora oggi non c'è un assessore che abbia la delega ai rifiuti: la Fiorini, subentrata all'Ambiente poche settimane fa, ha solo la delega al Verde. Quella all'immondizia è rimasta nelle mani del sindaco, Virginia Raggi.  IL CONTENZIOSO COL CAMPIDOGLIO Alla base della decisione lo scontro col Comune è su una partita di 18,3 milioni di euro che Ama ritiene di vantare per servizi cimiteriali e che il Comune non intende riconoscere. La partita - come si legge nella nota della Ernest&Young, la società di revisione dei conti di Ama - è molto complessa e si gioca su quasi 650 milioni di euro in totale che ancora ballano, ivi compresa la svalutazione monstre anticipata del Centro Carni che ha perso in un colpo solo un centinaio di milioni di euro di valore.  Centrandosi sulla questione dei crediti cimiteriali, il Campidoglio pretende che quei 18,3 milioni di euro siano svalutati interamente mentre il CdA di Ama sia con Bagnacani che con la Melara li ha inseriti in un apposito “fondo rischi”. LA RIGIDITÀ DEL CAMPIDOGLIO Giusto sabato pomeriggio, il Campidoglio aveva diffuso una durissima nota su questa vicenda: “Roma Capitale non approverà mai un bilancio di Ama spa che sia redatto in maniera non corretta e contenga valutazioni di trattamento contabile già in precedenza non avallate dal Comune”. Da sabato si era capito che per la Melara i giorni erano davvero contati. CUL DE SAC DI DIFFICILE SOLUZIONE Il problema - al di là dei nomi dei manager - rimane sul tavolo e sembra avvitarsi su se stesso: il Campidoglio, dopo aver azzerato il CdA Bagnacani, non può accordare alla Melara né a chi la seguirà nessun tipo di modifica del bilancio su questi 18,3 milioni di euro, pena la Corte dei Conti (minimo) e anche la Procura (per un possibile falso in bilancio). Allo stesso modo, i vertici aziendali rischiano in prima persona se cedessero alle pretese del Comune.  MENTRE ROMA AFFONDA… La Raggi, sempre sabato, si è lamentata di essere stata “lasciata sola” su rifiuti. Nella ricostruzione del triennio di passione sulla mondezza, il Sindaco però ha dimenticato di spiegare che l'Ordinanza Zingaretti - appena prorogata fino al 15 ottobre - prevedeva per il Campidoglio l'obbligo di approvare i bilanci Ama 2017 e 2018. Perché l'Azienda è rimasta ferma al bilancio 2016. E, come ha evidenziato proprio il revisore, Ernst&Young, questa incapacità amministrativa dei grillini sta portando Ama sull'orlo del fallimento. LA LETTERA IMBARAZZANTE CONTRO IL COMUNE Le dimissioni del Cda di Ama non sarebbero legate alla posta dei 18,3 milioni di crediti sui servizi cimiteriali, ma dall'«assoluta inerzia» del Comune. Lo scrivono i consiglieri del Cda di Ama in una lettera alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, nella quale annunciano le loro dimissioni. «Il tema non è la posta di bilancio - si legge nella lettera - peraltro assolutamente neutra rispetto al risultato dell'esercizio e al patrimonio netto della società. Ma è assai più grave, e probabilmente più scomoda per la sua amministrazione, e verte esclusivamente sulla assoluta inerzia e constatata mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare le situazioni di criticità riscontrate su più piani, durante i 104 giorni di governo societario». «A scanso di ogni possibile equivoco ed eventuali strumentalizzazioni - scrivono i consiglieri dimissionari - anche in riferimento a vostri recenti comunicati stampa (rivolgendosi alla sindaca Raggi, ndr), è il caso di chiarire che a spingerci ad adottare la decisione» di rassegnare le dimissioni «non è la vicenda tanto inopportunamente (e non correttamente) sbandierata del nostro terzo progetto di bilancio con particolare riferimento alla posta dei 18,3 milioni dei servizi cimiteriali»; e sul punto, proseguono, «ci permettiamo di farle rilevare che detta posta è stata da lei ratificata con l'approvazione del bilancio chiuso al 31/12/2016 ed è stata oggetto di una delibera della giunta capitolina, la numero 21 dell'8 febbraio 2019». Melara, Longoni e Ranieri sostengono di aver «inequivocabilmente dichiarato la disponibilità, una volta conclusa tutta l'istruttoria da parte di Roma Capitale, ad innestare tra il consiglio di amministrazione di Ama e Roma Capitale un confronto valutativo su ogni singola questione riguardante il predetto progetto di bilancio». Ma lamentano la «assoluta inerzia» del Campidoglio che, così scrivono, «viene stigmatizzata non tanto per questioni di natura meramente formale, ma più che altro di merito perchè le emergenze di Ama e la corretta esecuzione dei servizi senza la partecipazione di Roma Capitale, per quelle che sono le sue specifiche e uniche prerogative con qualità di interventi e tempi di risposta compatibili e coerenti con la situazione critica ed emergenziale presupposta, non possono essere affrontare e risolte». LA RAGGI PENSA ALLE MACCHINETTE MANGIAPLASTICA Mentre la città annega di nuovo sotto il peso dei sacchetti non raccolti, l'Azienda va verso il collasso finale, l'Ufficio Stampa del Campidoglio, come l'orchestrino del Titanic, manda in rete sulla pagina Facebook della Raggi l'ennesimo post sulle macchinette mangiaplastica.    

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