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Droga, vedette e baby spacciatori: maxi-blitz dei carabinieri a Primavalle

Diciotto persone in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 6 destinatarie della misura di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria

Andrea Ossino
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Vedette, spacciatori di strada, baby pusher e nascondigli dove stipare la droga. Gli alloggi che lo Stato mette a disposizione di chi ne ha bisogno erano diventati i covi di un'associazione a delinquere che ha trasformato alcune vie della periferia Nord-Ovest della Capitale in un supermarket della droga. Succede a Primavalle, in un quartiere tristemente noto alle cronache per fatti criminali quasi sempre legati allo spaccio di stupefacenti. Associazioni a delinquere che si rigenerano venendo sistematicamente sgominate dalla Procura grazie al lavoro dei militari dell'Arma di Roma. E anche oggi, per l'ennesima volta, all'alba le gazzelle dei carabinieri hanno illuminato quelle case popolari dove si nascondevano le 31 persone, di cui due minorenni, arrestate con l'accusa di aver fatto parte di un'associazione a delinquere dedita allo spaccio di stupefacenti. Donne che spacciano davanti ai figli piccoli e vedete che avvisano quando arrivano “le guardie”: il modello delle Vele di Scampia è stato riproposto anche in questo quartiere di Roma dove l'ennesimo gruppo è stato falciato grazie all'operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, la stessa in cui i carabinieri della compagnia di Trastevere hanno stroncato una delle più importanti piazze di spaccio, arrestando anche 22 persone in flagranza di reato. Numerose, territorializzate e agguerrite: le piazze di spaccio di Roma sono ormai così radicate nel territorio che le operazioni dell'Arma, seppur importanti e complicate, stanno diventando una sorta di routine nel panorama della Capitale. Primavalle era già stata colpita da un'operazione della Procura, ma riguardava un'altra piazza. Adesso anche nelle vie note come “Bronx” è stato organizzato un giro di spaccio da capogiro. In questo caso i pusher si sono organizzati in maniera più efficiente, quasi fordista. I “lavoratori” operano con turni ferrei: il pomeridiano andava dalle 14 alle 20 e guadagnava 60 euro. Il notturno veniva pagato di più, 120 euro, e arrivava fino all'alba. A chi lavorava su più turni veniva anche riconosciuta una forma di straordinario. Ogni turno fruttava all'organizzazione quasi 4 mila euro. Ai clienti bastava dire un colore per ottenere ciò che volevano. Il “Bianco” rappresentava una singola dose da 0,2 di cocaina, mentre il “Nero” indicava un grammo. Il crack, sempre distinto in dosi più o meno grandi, veniva contraddistinto con i colori “Rosso” e “Nero”. Dai balconi venivano lanciati i “pezzi” a seconda del colore richiesto. E poi il pusher di strada pensava a consegnare la droga ai clienti. Uno degli arrestati, una donna, si faceva anche aiutare dalla figlia tredicenne: alla piccola era stato affidato il compito di lanciare le “palle” dal balcone e recuperare i soldi. Un fatto che desta scalpore e preoccupazione, considerando l'utilizzo di una bambina in età ancora non punibile dalla legge. Il coinvolgimento di una tredicenne simboleggia però un dato importante: operazione dopo operazione i carabinieri stanno rendendo difficile alle organizzazioni trovare nuove leve.

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