Cerciello Rega, 32 secondi per morire. Ecco quanto è durata l'aggressione
Le carte confermano che i due carabinieri erano in servizio. Nessuno dei due aveva la pistola
Trentadue secondi per morire. Dai nuovi risultati raccolti dai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dalla Procura di Roma, emerge la verità di quanto accaduto la notte del 26 luglio scorso nel quartiere Prati. Le nuove immagini acquisite dagli inquirenti parlano chiaro. Le telecamere della banca Unicredit e della gioielleria Ghera di via Federico Cesi, a pochi metri dall'hotel Meridien dove alloggiavano i due americani, riprendono l'arrivo del vice brigadiere Mario Cerciello Rega e del collega Andrea Varriale e la fuga dei due giovani turisti. Considerato che i due carabinieri sono stati immortalati alle ore 3,15 del 26 luglio scorso passare davanti ai due occhi elettronici e che Finnegan Lee Elder (20 anni) e Christian Gabriel Natale Hjorth (19 anni) sono stati ripresi mentre scappavano alle ore 3,16, si può dedurre che l'aggressione all'angolo di via Cossa - nella quale Cerciello è stato accoltellato con 11 pugnalate dall'americano Elder - sia durata all'incirca 32 secondi. I militari non hanno avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che accadeva, né tanto meno di reagire. Entrambi i militari avevano lasciato in caserma l'arma di ordinanza, forse per camuffarsi meglio nel servizio sotto copertura che erano stati chiamati a fare. Molto probabilmente però, anche se l'avessero avuta, non avrebbero avuto modo di tirarla fuori di fronte alla furia assassina di Elder e alla velocità dell'aggressione, preventivata dai due ragazzi, ma totalmente inaspettata dai due carabinieri. Chiariti anche tutti gli altri presunti punti oscuri sulla ricostruzione dei fatti. Dall'ordine di servizio della stazione di piazza Farnese viene confermato - nero su bianco - che i due militari erano regolarmente in servizio quella notte del 26 luglio: da mezzanotte alle sei del mattino. Chiarito anche il ruolo di Sergio Brugiatelli, l'intermediario della droga a cui i due ragazzi di San Francisco avevano rubato il borsello e che poi aveva chiesto l'intervento dei carabinieri quando Natale Hjorth (che parlava l'italiano) gli aveva chiesto in cambio 80 euro e un grammo di cocaina per la restituzione. Dai tabulati telefonici acquisiti dalla Procura emerge che Brugiatelli non era un informatore dei carabinieri, né aveva mai sentito prima di quella notte Cerciello e Varriale. Non ci sono chiamate nemmeno tra i due militari e Italo Pompei, l'italiano a cui Brugiatelli aveva presentato i due americani in cerca di droga in piazza Trilussa, a Trastevere, e ai quali Pompei aveva rifilato una compressa di tachipirina spacciandola al posto della cocaina. Un altro carabiniere (fuori servizio) che si trova a passare da lì, chiama Varriale per avvertirlo dello scambio in atto, parlando in dialetto napoletano: "Tenimm sta situazione per le mani... il pelato con i muscoli (Brugiatelli, ndr) dovrebbe cedere". D'Ambrosi prosegue il pedinamento fino alla vicina piazza Mastai, continuando a tenere informato Varriale telefonicamente: "Sono due polletti che s'vonn accattà. Stano chiedendo a tutti quanti. Appena vedo lo scambio cerco di intervenire. Sono proprio due polli! Ci sta il pelato che secondo me sta facendo da intermediario".