imbarazzo in campidoglio
In Comune si affilano le armi. E si guarda già al dopo-Raggi
Imbarazzo in Campidoglio, dove il nascente governo giallo-rosso potrebbe avere ripercussioni decisive a medio e lungo termine. I grillini al comando con Virginia Raggi così come i dem all’opposizione dovranno forse abbassare un po’ i toni, decisamente accesi in questi tre anni di mandato, difficile tuttavia pensare a un «patto» per la città che precluda accordi futuri e più sostanziali, in vista delle elezioni del 2021. «Cambiare opposizione? Non credo sia possibile. Per farlo occorrerebbe che la Raggi cambiasse il suo modo di governare e non mi sembra affatto plausibile», commenta il dem Marco Palumbo, presidente della Commissione Trasparenza di Roma Capitale. Nessun «doppione» dunque a livello capitolino su quanto sta accadendo in questi giorni a livello nazionale, ma la prospettiva di un’alleanza Cinquestelle-Pd in vista delle prossime elezioni comincia già ad aleggiare. Del resto gli ultimi dati sul voto dei romani alle regionali e alle europee nei 15 municipi capitolini indicano una Lega in forte crescita, in alcune zone addirittura primo partito, un Pd in lenta ripresa e un M5s in caduta libera. E se uno dei motivi del volta bandiera stellare a livello nazionale è proprio quello di contenere un’emorragia di consenso apparentemente inarrestabile, evitando dunque il ricorso alle urne, a livello locale l’alleanza giallo-rossa potrebbe invece rivelarsi fatale proprio per il Movimento 5 Stelle. Il riassorbimento del bacino elettorale del centrodestra intorno a Salvini e il conseguente dimezzamento dei voti dei Cinquestelle potrebbe presto replicarsi con il centrosinistra. Tanti i consiglieri eletti nei parlamentini locali, così come in Campidoglio e alla Regione, pronti da una parte ad affiliarsi a questo punto a un «vero» partito, che garantisca oltre tutto la possibilità di andare oltre il secondo mandato; dall’altra di creare un nuovo soggetto in grado di rappresentare quei «valori» fondanti dei Cinquestelle persi ormai nelle maglie del potere. Insomma il Movimento 5 Stelle di oggi è destinato a chiudere la sua esperienza almeno nella Capitale. E, come anche l’elezione della Raggi ha confermato, il voto di Roma è sempre precursore di nuovi equilibri nazionali. Un’alleanza elettorale Pd-M5s nella Capitale non sembra dunque fattibile. Più probabili gli effetti immediati, invece, alla Regione Lazio governata proprio da Nicola Zingaretti. La risicata maggioranza dem alla Pisana potrebbe, al contrario del Campidoglio, concretizzare quel «patto d’Aula» con i Cinquestelle necessario alla sopravvivenza di entrambi evitando dunque lo spettro di elezioni anticipate alla Regione. Salvo colpi di scena dunque, sarà probabilmente proprio la Capitale guidata da Virginia Raggi il vero banco di prova del nascente governo giallo-rosso. E il primo nodo da sciogliere sarà quello più sensibile: i finanziamenti a Roma Capitale, promessi da tutti ma elargiti da nessuno.