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Esponente del clan Cordaro torna in manette. Era stato scarcerato per errore

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Roma e del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria il 25 agosto scorso hanno arrestato, a Monterotondo (RM), Valentino Iuliano, 29 anni, classe 1990, pregiudicato, membro della nota famiglia Cordaro, importante clan di Tor Bella Monaca. Clan sgominato nel luglio del 2016, con l'Operazione R9, che aveva portato all'esecuzione di 37 misure cautelari emesse dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della locale D.D.A. presso la Procura della Repubblica, per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, violazione della normativa sulle armi, riciclaggio, ricettazione, truffa ai danni dello stato, falso, omicidio e tentato omicidio. Iuliano era latitante da tre mesi. A fine maggio dell'anno in corso, Iuliano, ristretto in custodia cautelare proprio per i provvedimenti custodiali suddetti, si era reso latitante a seguito di una errata dimissione dal carcere di Tolmezzo, avvenuta dopo la sua assoluzione in altro procedimento penale per il quale era stata disposta dal giudice l'immediata liberazione: appresa la notizia della sua scarcerazione era stato poco tempo dopo dichiarato lo stato di latitanza dalla IV Sezione Penale del Tribunale Ordinario di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura capitolina, che ha coordinato le indagini sulla cattura del soggetto. Pertanto, la Squadra Mobile ed il Nucleo Investigativo Centrale hanno congiuntamente iniziato una serrata ricerca all'uomo, effettuata con attività tecniche ad ampio raggio, che hanno puntato sull'attento monitoraggio degli spostamenti e dei contatti dei familiari e delle persone più vicine a Iuliano.  Sin dall'inizio, ricostruendo a ritroso il percorso del latitante dopo l'uscita dalla casa di reclusione si è riusciti a comprendere che Iuliano era stato prelevato dai dintorni dell'Istituto friulano e portato a bordo di un'autovettura in territorio romano, dal quale poi non è mai uscito fuori. Le sue tracce lo hanno sempre dato nel territorio di Monterotondo, Mentana e dintorni, ed i movimenti di familiari e complici confermavano questa pista investigativa. Gradualmente si è circoscritto il cerchio delle zone in cui si nascondeva il pregiudicato, dedicando molta attenzione ai contatti ed ai dialoghi dei soggetti intercettati, i quali hanno fornito una rilevante rete di protezione, privilegiando una particolare concentrazione soprattutto nei giorni festivi. Domenica sera, hanno creato un allert gli spostamenti della madre e della sorella del latitante, preceduti da una conversazione telefonica tra loro che faceva riferimento in maniera criptica ad un incontro inusuale con altre persone ''per prendersi un gelato insieme'' . Immediatamente, quindi, tali movimenti venivano subito monitorati con un servizio di pedinamento ed appostamento che dava esito positivo: infatti, verso le 21.30 circa, i familiari si recavano in auto a Monterotondo dove, dopo un'attesa di circa 30 minuti, si incontravano col ricercato, proveniente a bordo di un altro mezzo, poi risultato noleggiato. Gli agenti intervenivano prontamente bloccando l'uomo che non aveva il tempo di apporre alcuna resistenza o di fuggire. Questi si trova ora ristretto presso il carcere di Regina Coeli in Roma, a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Le serrate indagini del Nucleo Investigativo Centrale e della Squadra Mobile hanno riscontrato un ormai consolidato clima di omertà e collaborazione tra criminali evidenziato nelle ultime attività investigative a Tor Bella Monaca e definitivamente certificato dalle ultime condanne nei procedimenti dove era imputato anche lo stesso Iuliano. L'uomo è un personaggio criminale di primaria importanza nel contesto di Tor Bella Monaca: attualmente è imputato nell'ambito di un procedimento penale presso la IV Sezione Penale del Tribunale di Roma, quale promotore di un agguerrito sodalizio criminale composto da decine di sodali, gran parte dei quali è stata condannata, con rito abbreviato a pesantissime condanne: oggetto delle contestazioni, oltre al traffico di droga, vi era la continua disponibilità di armi, anche da guerra, peraltro oggetto di sequestro. Alcuni dei membri dell'associazione sono stati altresì condannati nel corso di un parallelo dibattimento presso la Corte D'Appello, con l'aggravante dell'ex art. 7 (attuale 416bis 1), ossia il metodo mafioso, che ha caratterizzato numerosi atti emersi nel corso delle indagini. La pericolosità sociale e la continua disponibilità di armi da fuoco da parte di Iuliano è peraltro certificata da diversi dati oggettivi: oltre alle armi sequestrate in due diverse occasioni al sodalizio criminale da lui capeggiato (2 fucili AK 47, numerose pistole, un fucile a pompa e munizioni all'interno di un appartamento ''bunker'' del sodalizio sito a Tor Bella Monaca) per ben due volte il medesimo, allorché era stato da poco posto in libertà, era stato tratto in arresto dalla Polizia con armi da fuoco al seguito. Il primo episodio è del 2013, quando venne arrestato in possesso di una pistola cal. 38. Il secondo nel 2016, arrestato, proprio da personale della Squadra Mobile, poiché trovato in possesso di un'arma da sparo, una pistola semiautomatica, con relativo caricatore e munizionamento, pronta all'uso con il colpo ''in canna''. 

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