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Funerale a "porte semi-aperte". Verso l'accordo tra famiglia e Questura

Le camionette della polizia all'ingresso del cimitero Flaminio dove si sarebbero dovuti celebrare i funerali di Piscitelli

La salma non potrà restare più di una quindicina di giorni all'obitorio di Tor Vergata

Valeria Di Corrado e Giorgio Saracino
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Nel braccio di ferro tra la famiglia di Fabrizio Piscitelli e la Questura di Roma sulla modalità con cui celebrare il funerale si sta cercando di trovare una mediazione. Ieri a San Vitale c'è stato un nuovo incontro tra le parti e, a quando si apprende, ci potrebbe essere qualche apertura da parte della polizia sull'orario e sul numero dei partecipanti. Intanto, all'appuntamento fissato dal questore Carmine Esposito, alle 6 del mattino nella cappella del cimitero Flaminio, non si è presentato nessuno: né i parenti di Diabolik, né gli amici. Nemmeno la salma dell'ex capo ultrà della Lazio, freddato una settimana fa con un colpo di pistola sparato dietro la nuca al Parco degli Acquedotti, è stata trasferita nel campo santo. D'altronde, la moglie della vittima, la sorella Angela Piscitelli e le figlie Giorgia e Ginevra, erano state compatte nel chiedere a tutti di boicottare le esequie a «porte chiuse»: «Non andate al cimitero». E così è stato. Alle 5 del mattino la famiglia si è recata presso la sala mortuaria del Policlinico di Tor Vergata per effettuare il riconoscimento del corpo. Alle 6 era previsto l'arrivo a Prima Porta del feretro, che invece è rimasto nelle celle frigorifero dell'obitorio, visto il rifiuto opposto dai parenti nel celebrare un funerale in forma privata, così come ordinato dal Questore ed avvallato (in via cautelare) dai giudici del Tar del Lazio. Alle prime luci dell'alba di ieri, davanti al cimitero di via Flaminia, c'erano solo forze dell'ordine e giornalisti. Volanti della polizia e blindati erano posizionati lungo l'ingresso per prevenire eventuali forme di disordini. Ma nessuno si è presentato, fatta eccezione per due persone, a cui forse non era arrivato il messaggio della famiglia di Diabolik. Simona si è presentata con due mazzi di fiori in mano: «Uno è per lui e uno per sua madre - spiega - Nessuno merita di morire in questa maniera». Ha meno di 40 anni e tifa per la squadra giallorossa: «Chi è che non conosce Piscitelli, a Roma tutti conoscono i capi ultrà». Passano pochi minuti e arriva una macchina nera. A bordo c'è un ragazzo che dice di voler rendere omaggio all'uomo ucciso. «Non può entrare», fanno notare gli agenti al giovane con la maglietta degli Irriducibili. Passano quattro ore e, alla fine, le camionette presenti al campo santo e davanti al Policlinico di Tor Vergata iniziano e riversarsi in altri luoghi «sensibili» della città, come via Amulio, sede degli Irriducibili. Funerali rinviati, quindi. Ma a quando? «Non ci sono dei tempi limite per conservare la salma nella camera mortuaria dell'ospedale - riferisce a «Il Tempo» Andrea Magrini, direttore sanitario del Policlinico di Tor Vergatain - Aspettiamo di aver indicazioni dal Prefetto. Siamo dei custodi in attesa». «Non c'è un regolamento che impone un limite alla permanenza nelle celle frigorifere, ma di fatto ci sono esigenze logistiche legate alla capienza, per cui in genere cerchiamo di restituirle alle famiglie appena possibile - spiega il professore Giovanni Arcudi, responsabile del servizio di Patologia forense dell'Istituto di medicina legale di Tor Vergata - Normalmente una salma può rimanere quattro, dieci anche quindici giorni in una cella frigorifera. Però, soprattutto in estate, c'è più necessità perché ci sono tanti altri casi». Anche quando il corpo verrà portato al cimitero ci saranno dei «paletti» da rispettare. Stando all'articolo 11 del Regolamento di Polizia cimiteriale di Roma: «Il deposito in camera mortuaria, salvo casi eccezionali, non può superare cinque giorni; decorso tale periodo, la salma sarà inumata d'ufficio nel Campo comune». «Ribadisco che mio padre è stato ucciso da uomo LIBERO - ha scritto la figlia Ginevra in un post su Facebook - A distanza di sei giorni dell'omicidio di mio padre, mi stanno negando di celebrare un funerale normale e non mi è stata data ancora una spiegazione. La legge è uguale per tutti?». «Noi avevamo parlato con la famiglia e avevamo ipotizzato la celebrazione qui, stante il benestare delle autorità civili ed ecclesiastiche - spiega don Sergio Pellini, il parroco di Santa Maria Ausiliatrice, la Basilica nell'omonima piazza del Tuscolano, a pochi passi dalla sede degli Irriducibili - Il funerale non si nega a nessuno». Peccato che non sia stato vietato il funerale ai familiari, ma soltanto la partecipazione alla celebrazione di centinaia di ultrà laziali e di quelli di mezza Europa, che già hanno dato la loro adesione.

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