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La famiglia di Diabolik scrive a Papa e Questore: "Non parteciperemo ai funerali privati"

Carlo Antini
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"Egregio Questore, noi tutti familiari di Fabrizio Piscitelli le comunichiamo che non intendiamo essere presenti alla non meglio definibile procedura amministrativa da Lei predisposta per martedi 13 agosto alle 6 che dovrebbe sostituire il funerale cristiano del nostro amato congiunto e nel contempo, qualora Ella non ritenga la possibilità di una auspicabile riflessione in merito, circostanza di cui le saremmo eternamente grati, La diffidiamo in ogni caso dal voler procedere comunque, in quanto riteniamo che le esequie debbano avvenire, peraltro in assoluta serenità e compostezza , all'interno di un luogo destinato al culto (fattispecie che esula dagli articoli da lei forse per errore citati nell'ordinanza), come Fabrizio avrebbe voluto e come noi desideriamo e non come Lei con la Sua scarsa sensibilità e probabilmente non utile imposizione ha deciso". Angela Piscitelli scrive ancora una volta al Questore di Roma Carmine Esposito. I toni non sono quelli di un accorato appello, piuttosto una presa di posizione dura affinché si torni indietro sulla decisione di vietare esequie aperte al leader degli Irriducibili Diabolik. In caso contrario - scrive la sorella Angela - si renderebbe responsabile di aver leso i nostri più intimi ed elementari valori e diritti umani e costituzionali e Le chiederemmo contezza di questo presso tutte le Sedi competenti». E la famiglia di Piscitelli scrive anche al Pontefice. «Papa Francesco, vorrei portare alla Sua attenzione la vicenda che ha colpito la mia famiglia e che si aggiunge al già straziante dolore della perdita di mio marito, Fabrizio Piscitelli. Per opera di un provvedimento del Questore non possiamo garantirgli un degno funerale». È l'appello che Rita Corazza, moglie dell'ultras della Lazio rivolge al Pontefice. «Premetto che rispettiamo profondamente le istituzioni e i pubblici poteri ma vediamo fortemente leso un nostro diritto e soprattutto offeso il nostro dolore - aggiunge - quindi non posso non lottare per veder dichiarata l'inammissibilità di quel provvedimento. Non mi riferisco agli aspetti tecnico-giuridici, che ho già sollevato nelle sedi opportune, mi riferisco all'aspetto umano e spero che Lei ascolti queste mie parole».

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