"Cerciello Rega aveva dimenticato la pistola"
Perché il carabiniere assalito non ha potuto sparare
Mario Cerciello Rega era disarmato al momento dell'omicidio. L'ennesimo colpo di scena sulla morte del vicebrigadiere arriva dalla conferenza stampa convocata dagli inquirenti per fare il punto sulle indagini. Il carabiniere «non aveva l'arma con sé al momento dell'aggressione, ma solo le manette. L'aveva dimenticata nell'armadietto», spiega Francesco Gargano, a capo dei carabinieri di Roma. Il militare, secondo quanto spiegato dagli inquirenti, era in servizio in borghese da mezzanotte, e questo apre nuovi interrogativi in una vicenda nella quale ombre e colpi di scena si sono susseguiti fin dal principio. Possibile che il vicebrigadiere abbia lavorato in strada, alle prese con spacciatori e altro, per oltre tre ore, senza la pistola di ordinanza? Possibile che abbia avviato insieme al collega l'operazione per il recupero del borsello rubato, recandosi sul luogo dell'appuntamento per il blitz in borghese, senza porsi il problema di essere disarmato? Il dettaglio spiega in parte come abbia fatto Finnegan Lee Elder a scappare illeso dopo aver accoltellato a morte con undici colpi il militare, anche se il generale Gargano su questo punto sottolinea che, seppure avesse avuto con sé l'arma probabilmente la vittima «non avrebbe avuto il tempo di reagire», tanta è stata la rapidità con cui il diciannovenne ha aggredito il militare che cercava di bloccarlo gridandogli: «Fermo siamo carabinieri!» L'omicida si difende dicendo che non aveva capito si trattasse di forze dell'ordine. Anzi era convinto che fossero amici della vittima del furto, Sergio Brugiatelli, mandati per recuperare il borsello rubato due ore prima in Trastevere. Elder e l'amico Gabriel Christian Natale Hjorth restano in carcere a Regina Coeli dove sono stati visitati da autorità consolari statunitensi. Quando hanno saputo della morte del brigadiere, spiega il procuratore aggiunto Nunzia d'Elia, responsabile delle indagine, sono rimasti colpiti, Elder ha pianto. A Piazzale Clodio proseguono le indagini su quanto avvenuto la notte del 26: gli investigatori analizzano testimonianze e contatti telefonici tra tutti i protagonisti della vicenda partita da un acquisto di cocaina non andato a buon fine e il successivo furto del borsello di Brugiatelli, che aveva indicato ai due americani truffati lo spacciatore al quale rivolgersi. Proprio Brugiatelli avrebbe addebitato, subito dopo la morte di Cerciello, l'aggressione a due magrebini e per questo rischia un'indagine per le false informazioni fornite.