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Dal "pacco" al riscatto, così è nata la falsa pista dei magrebini

Davide Di Santo
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Magrebini, albanesi, perfino libanesi con cittadinanza americana. Nelle ore immediatamente successive all'omicidio del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello la nazionalità dei due principali sospettati, portati non molto tempo dopo in caserma per essere ascoltati, ha danzato freneticamente a passi di migliaia di chilometri gli uni dagli altri. La stessa nota di ricerca diffusa alle pattuglie dei carabinieri e alle volanti della polizia, d'altronde, parlava di due magrebini. A fermi avvenuti, e a responsabilità accertate, ecco chiarita la causa della fake news. E stato Sergio Brugiatelli, vittima del furto dello zaino da parte dei due americani, a depistare suo malgrado le indagini. I carabinieri gli hanno estorto la verità chiamandolo più volte in causa, nel tentativo di smuovere in lui i sensi di colpa, fin quando non ha ammesso di aver dichiarato fossero magrebini, i due americani, perché lui già li conosceva. E soprattutto li temeva. Ben consapevole di avergli "tirato il pacco", vendendogli aspirina spacciata per la cocaina richiesta dai due, immaginava l'aggressione che invece poco più tardi sarebbe costata la vita al carabiniere. Coscienza sporca, dunque, ma zaino pulito dalla droga che gli avrebbe procurato qualche guaio, si decide così a rivolgersi ai militari una volta subito l'accordo estorsivo. E l'extrema ratio, perché pochi istanti prima, infatti, aveva chiamato dal cellulare di un passante il proprio numero in mano ai due americani. Che però, scoperto l'inganno, hanno preteso da lui la droga vera, un grammo di cocaina, e 100 euro in contanti. All'appuntamento in via Pietro Cossa a Prati, la notte tra il 25 e il 26 luglio, si presentano Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale. La storia a quel punto è nota ma ai colleghi dei due militari resterà la segnalazione di due magrebini e la difficoltà di iniziare indagini già in salita sulla base di una descrizione del tutto errata.

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