Firmato il Protocollo da avvocati, Coni e Tribunali
Sport invece del carcere per i minorenni
Calcio, karate, pugilato, atletica, nuoto, vela, motociclismo, basket. Non solo sport, ma un’occasione di riscatto per i minori e i giovani adulti sottoposti a procedimento penale, che attraverso il beneficio della concessione della messa alla prova, chiesto dal difensore, possono sperimentare un percorso virtuoso finalizzato non solo all’estinzione del reato, ma raggiunto l’esito positivo della prova, il valore aggiunto delle acquisizioni delle competenze spendibili subito dopo nel mondo dell’inserimento professionale. Il Protocollo veste la duplice funzione educativa e di inserimento sociale del minore e del giovane adulto, vuole essere una chance istituzionale concordata, di apporto di maggior senso critico del minore imputato, e di capacità dello stesso di mettersi in gioco attraverso la condivisione delle regole, del valore dell’aggregazione, della disciplina sportiva e del Fair Play. È questo il senso del Protocollo d'intesa firmato dal Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma, Coni, dal Tribunale per i minorenni di Roma, dalla Procura minorile presso il Tribunale per i minorenni di Roma e dal Centro per la Giustizia Minorile del Lazio, Abruzzo e Molise per l'inserimento di ragazzi minorenni e giovani adulti fino a 25 anni in attività sportive intese come offerta formativa e di inserimento sociale. L'obiettivo dell'intesa realizza la ratio legis che ispira tutta la procedura penale minorile, della detenzione quale extrema ratio, volta al recupero dei giovani valorizzando le soluzioni offerte dal Sistema - Giustizia dalla fuoriuscita anticipata del circuito penale, quindi la messa alla prova di carattere sportivo. Il Protocollo quindi diventa propulsore per eccellenza delle garanzie procedurali per i minori e giovani adulti imputati nel procedimenti penali, indicati già col nostro DPR 448/88 e nella attualità anche dalla disciplina europea Direttiva U.E. 2016 n. 800. La possibilità di accedere a questo tipo di offerta formativa di carattere sportivo naturalmente dovrà essere valutata caso per caso a seconda del profilo personologico del giovane imputato. Difensore , giudici , servizi, e coni task force a servizio del recupero del minore. In caso di esito positivo, lo Stato e la Società civile potranno riappropriarsi di un cittadino più consapevole e responsabile, oltretutto con un'evidente riduzione dei costi di giustizia. "La pena tende alla rieducazione del condannato, recita la nostra Carta fondamentale - commenta il Presidente del Coa Antonino Galletti - ma non c'è solo la pena, specialmente quando ci si occupa di minori. E allora davvero l’attività sportiva può divenire un elemento rieducativo e formativo straordinario, che aiuti ad acquisire comportamenti e regole e sia di supporto all'inserimento o al reinserimento sociale del giovane. Un'alternativa vera, concreta ai circuiti devianti". La firma del Protocollo è stata fortemente voluta dalla Commissione Attività Sportive del Coa, con delega di fattibilità del Progetto all’Avv. Gerardina Gargiulo, coordinata dal Vice Presidente Mauro Mazzoni, che spiega: "E' l'idea stessa dell’attività sportiva, con le sue regole, col suo carattere partecipativo, a rappresentare un ambito di recupero sociale del giovane, insegnando comportamenti rispettosi di sé e dell’altro e favorendo l'acquisizione di competenze che incidono sull’autostima, sottraendo il ragazzo a un destino di esclusione e pregiudizi. Dove la vittoria più grande resta la possibilità che il minore saluti concretamente il circuito penale così da realizzare il principio cardine della Carta dei diritti dei ragazzi allo sport che è il diritto a non essere sempre un campione. Il progetto si inserisce nell'ambito delle iniziative del Coa Roma tese al recupero di chi cerca di rimediare ai propri errori. Fra queste ricordiamo - per i maggiorenni - i corsi universitari organizzati in collaborazione con le tre università romane e la Casa Circondariale di Rebibbia. C'è vita oltre le sbarre".