"In sedia a rotelle per un vaccino"
Sbuca all'improvviso in piazza e te lo trovi alle spalle alla velocità della luce. Sempre con il suo cappello di paglia da contadino di un tempo. Con i suoi occhialoni e un sorriso sempre largo e contagioso, anche quando è sarcastico. Perché da lì, dalla sua sedia a rotelle di cui non può fare a meno Alessandro è capace di mille battaglie e non ne molla una manco per sbaglio. Lo ha sentito tuonare anche alle ultime consultazioni elettorali per le europee quando si è recato nella sezione elettorale n. 791 di Roma in via del Casale del Finocchio 56 scoprendo di non potere votare perché la sua sedia a rotelle non riusciva ad entrare nella cabina e in ogni caso la mensola dove appoggiare la scheda sarebbe stata troppo in alto per lui. Gli hanno detto che avrebbe potuto farsi accompagnare e fare votare qualcun altro come voleva lui, e Alessandro li ha sbranati: «Noi con disabilità siamo considerati cittadini di serie B. Io non voglio essere accompagnato alla cabina da qualcuno, pretendo di votare da solo, visto che il voto è segreto e questo mi è stato impedito. Pretendo di potere esprimere il mio voto». E così è stato per una sua antica battaglia, quella per salire con le sue condizioni sui mezzi pubblici a Roma, visto che molti bus non avevano lo scivolo necessario, e figurarsi i marciapiedi. E nel suo mirino oggi ci sono gli aerei: «Uno nelle mie condizioni non riesce proprio a viaggiare», spiega. L'altra mattina Alessandro era con il suo cappellone e una borsa piena di cartelline davanti all'ingresso de Il Tempo. Cercava un giornalista che stesse a sentire la sua storia. In quel momento c'ero solo io, che tante volte l'ho scorso inseguire qualche politico in piazza Montecitorio o in piazza del Parlamento e poi visto che lo stavano a sentire di fretta come uno scocciatore, lui si fermava a chiacchierare con qualche poliziotto o carabiniere che ormai da queste parti lo conoscono a memoria. Dalle sue cartelline è venuta fuori una storia che mi ha steso e sorpreso, perché ormai tanti di noi tritati dal ritmo dei tempi e della polemica perdono la memoria. Alessandro Crescenzi è su quella sedia perché si ammalò nel 1958 di di poliomelite “a forma spinale con paresi delle vie respiratorie e broncopolmonite”. Nato il 19 dicembre dell'anno prima da contadini del frusinate che non erano andati a scuola ed erano poverissimi, Alessandro si è ammalato subito dopo avere fatto la vaccinazione antipolio con vaccino Salk. Come ho potuto leggere in numerosi referti medico-legali con date molto diverse negli anni è accertato che fu il vaccino la causa della sua poliomelite: subito dopo la somministrazione per via intramuscolare, Alessandro iniziò a stare male e il 13 novembre 1958 fu portato al pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma dove venne ricoverato con diagnosi “di poliomelite anteriore acuta, forma spinale con paresi delle vie respiratorie e broncopolmonite”. Il medico che scrive uno dei tanti referti aggiunge “Si deve notare il fatto che la sintomatologia poco sopra riferita, non è stata preceduta da una fase di tipo enterico che caratterizza invece l'infezione naturale”. Non mi dilungo sui referti, anche perché di danni per il vaccino Ipv inattivato di tipo Salk in giro per il mondo ne sono stati certificati migliaia, ed avendo 11 mesi il piccolo Alessandro quando fece il vaccino non era mai stato a contatto con altri che non fossero i propri parenti stretti, nessuno dei quali aveva mai contratto la poliomelite. Oggi sembrerebbe proibito dirlo, nei tempi della dittatura del pensiero dei vari professori alla Roberto Burioni, ma di danni per vaccino all'epoca come nei lustri successivi è purtroppo pieno il mondo. Il primo a riconoscerlo è per altro proprio lo Stato italiano, che nel 1992 fece una legge (la numero 210) che stabiliva l'obbligo di indennizzo per le vittime di trasfusioni di sangue infetto (il grande scandalo degli anni Ottanta) e pure delle vaccinazioni. Lo Stato certifica dunque che può accadere che i vaccini provochino danni gravissimi e anche irreparabili, tanto che concede risarcimenti, indennizzi e una specifica invalidità a chi ne è stato vittima. Alessandro che non si arrende mai di fronte a nessun ostacolo, è in causa come tanti altre vittime (che hanno ottenuto sentenze favorevoli fino in Cassazione) per avere quello che gli sembra giusto. Nell'attesa è stato aiutato da qualcuno che ha preso a cuore la sua storia, e che lo aiuta nelle spese legali per queste cause e con generosità lo ha aiutato anche a mettere su una casa pienamente domotica, dove lui potesse cavarsela da solo. E' un personaggio pubblico conosciutissimo, ma vuole restare anonimo. Mi ha solo raccontato di avere conosciuto la prima volta Alessandro in una struttura di ricovero dove faceva volontariato: “aveva una corona piantata sulla testa che con fili lo teneva appeso al muro per non farlo piegare, altrimenti sarebbe morto soffocato”. Lo ha aiutato a fare le operazioni necessarie per liberarsi almeno un po' da quella schiavitù. Il resto ce l'ha messo proprio Alessandro, con la sua forza di volontà e la grinta che ko ha fatto arrivare fin qui. Un vero eroe dei nostri giorni.