emergenza
Rifiuti, è caos. Serve un commissario
C’è davvero una emergenza rifiuti a Roma? Questa domanda me la posi un paio di anni fa, quando su molti media era esploso il caso dei cassonetti nella capitale. Lo feci perché avevo notato che su tv e siti Internet si continuavano a fare collegamenti video e postare foto sempre dello stesso cassonetto stracolmo di immondizia. Mi misi alla guida della Smart Tv dove giravo l'Abitacolo e per una giornata attraversai ogni zona di Roma, trovando in tutta la città al massimo una decina di cassonetti in quelle stesse condizioni. Tutti gli altri erano stati invece regolarmente svuotati dai camion dell'Ama e le zone intorno relativamente ripulite: l'emergenza rifiuti non era tale. Ho ripetuto in queste ore parte dello stesso viaggio. La mia Smart tv ora è elettrica, e non ha l'autonomia necessaria per ripercorrere i 282 km che all'epoca feci. Ma fra venerdì e lunedì mattina ha percorso e ripercorso per controllare se qualcosa era nel frattempo cambiata quasi tutta l'area Nord della città. E il quadro che ne è emerso questa volta (lo si potrà constatare guardando il video che sarà caricato sul sito de Il Tempo oggi) dice che l'emergenza rifiuti non solo è reale, ma offre lo spaccato di una città che non è più in grado di affrontare quel compito. Il viaggio è iniziato imboccando dallo stadio Olimpico la Galleria Giovanni XXIII, e prendendo l'uscita per via Cortina di Ampezzo e via Fani. Salendo lungo via Sappada la situazione dei cassonetti era drammatica venerdì mattina, ed è peggiorata quando ci sono ripassato sia nella giornata di domenica che nella mattinata di lunedì. Tutti i gruppi di cassonetti erano stracolmi con sacchi, cartoni e cassette buttati a terra sul marciapiede lungo tutta la direttrice. Man mano che si saliva per la via la situazione però peggiorava, e proprio nel luogo più conosciuto di via Sappada, quello in cui sorge il grande edificio delle Poste, il marciapiede non era più in grado di ricevere altri sacchi della spazzatura, che così sono stati buttati anche per strada, restringendo a una corsia proprio per quella immondizia una strada che ne avrebbe avute due. Per altro con gravi rischi anche per il traffico, specie se si guida un motorino: dei sacchi ci si accorge all'improvviso dopo un dosso, e li si trova davanti costringendo a sterzare: bisogna sperare che nessun altro in quel momento si trovi nella corsia di sorpasso. Alla fine della via di fronte a due condomini e un istituto di suore la situazione è ancora peggiore, ed è difficile passare per la strada. Era così nella giornata di venerdì, e nessuno è passato a togliere la spazzatura né la domenica né il lunedì. Da lì si percorre la via Cortina di Ampezzo che si ricongiunge con la Cassia. La situazione è un pizzico migliore: i cassonetti sono stati svuotati dall'Ama, ma non passati i camioncini a togliere la spazzatura che era stata depositata sui marciapiedi. All'incrocio con la Cassia però c'è un gruppo di cassonetti stracolmi e ogni tipo di schifezza che riempe l'area: nessuno è passato di lì. Salendo sulla Cassia fino ad altre il raccordo il viaggio si fa misterioso. Sulla destra per lo più la spazzatura è stata raccolta lasciando qualche sacchetto in terra. Sulla sinistra (quindi sul lato che da fuori Roma porta in città) nessun mezzo dell'Ama evidentemente è passato, perché ogni gruppo di cassonetti è stracolmo di spazzatura e i marciapiedi risultano tutti intransitabili per i sacchi depositati. Deve essere passato anche qualche animale, perché spesso i sacchi sono aperti e quel che è contenuto sbocca sulla strada, anche qui a rischio del traffico che trova ostacoli imprevisti di fronte. In condizioni appena migliori è la via Trionfale, più che altro perché mancano i cassonetti ed è meno densamente abitata. Ma quando ci si addentra di più nella città, almeno un gruppo su due è stracolmo di spazzatura che viene ancora una volta depositata a lato dei cassonetti. Non in ogni gruppo di raccolta- e anche questo è un mistero- accade pure lungo la via della Balduina e nella sua continuazione in via Ugo De Carolis. Sembra quasi che l'Ama in queste zone abbia girato un mezzo spot, andando a ritirare la spazzatura un po' qua e un po' là, tralasciando però numerose zone. Può accadere quando qualche romano indisciplinato la sera parcheggia in doppia fila davanti a un gruppo di cassonetti (lo fanno spesso), rendendo impossibile lo svuotamento ai camion meccanizzati. Ma non accade in serie come indicherebbero queste aree di Roma Nord. La situazione peggiore, verificata sia nella giornata di domenica che in quella di lunedì, è nel gruppo di raccolta rifiuti al centro di piazza Medaglie d'oro, proprio di fronte alla svolta per via Cadlolo. Oltre ad esserci tutta spazzatura in terra, c'è anche un cassonetto ricolmo di sacchi volato in terra con le ruote all'aria. Qui non è passato di sicuro nessuno. Scendendo su Prati la situazione migliora, con qualche isola dove non si è fatto vedere nessuno e i sacchi continuano ad essere depositati all'esterno. Poi da lì però si sale per la via Aurelia e si ritorna alla sporcizia vista nell'altro lato di Roma Nord. In condizioni da emergenza sia via Boccea che la Pineta Sacchetti, e così in tutte le traverse che scendono su via Mattia Battistini. Tutte zone che sembravano domenica scorsa abbandonate da giorni. In condizioni drammatiche ogni gruppo di cassonetti della stessa via Battistini, e quello che impressionava di più era il gruppo che si affacciava dall'altra parte della strada su una delle più importanti sedi della stessa Ama: quella che raccoglie i cosiddetti rifiuti ingombranti. Nella giornata di domenica la sede era chiusa, ma i romani che possono portare quei rifiuti lì non si sono arresi all'evidenza. Ormai erano arrivati sul posto senza informarsi prima degli orari, e quindi hanno lasciato davanti all'entrata quel che avevano portato, accatastandolo durante la giornata. Chissà se lunedì mattina i dipendenti Ama sono riusciti ad entrare nella loro sede di lavoro o hanno dovuto prima chiamare le ruspe aziendali per aprirsi un varco. Condizioni non dissimili avevano quasi tutte le strade che portavano fuori città, a iniziare dalle condizioni disastrose in cui versava via di Acquafredda che fino a metà è controllata dalla città di Roma e dalla metà in poi dalla ex Provincia, oggi città metropolitana. Gli esempi potrebbero continuare a lungo, ma il succo è questo: a Roma questa volta l'emergenza rifiuti è vera. E non è la prima nell'ultimo anno. Virginia Raggi e la sua amministrazione che in privato riconoscono quella emergenza, in pubblico spesso puntano il dito su corresponsabilità altrui: dalla Regione Lazio che non licenzia il suo piano rifiuti, agli incendi sicuramente dolosi che hanno messo fuori uso i tre quarti dei tmb (trattamento meccanico-biologico) in cui veniva smaltita la spazzatura della città. Entrambe le cose sono vere, ma non giustificano il mancato servizio di raccolta di cui è responsabile solo l'Ama. Per altro i romani pagano la tariffa rifiuti più alta di Italia e hanno da tempo un servizio che è fra i peggiori in assoluto. Con quei soldi si potrebbe pagare qualsiasi accordo per lo smaltimento dei rifiuti fuori regione o fuori Italia. È ormai evidente che l'amministrazione Raggi non sia riuscita ad affrontare il tema rifiuti in questi tre anni, ed è evidente anche per l'incapacità di tenere in giunta un assessore competente sulla materia, visto che sono stati mandati via prima Paola Muraro e poi Pinuccia Montanari, andata via nel febbraio scorso e non ancora sostituita, quasi che il tema non sia in cima alle preoccupazioni. Questa crisi nella raccolta per altro è scoppiata in piena estate, con temperature molto alte che amplificano i rischi per la salute: l'inquinamento olfattivo come la possibile diffusione di malattie e vere e proprie epidemie. In queste condizioni dovrebbe essere la Raggi stessa a lanciare un sos al governo per chiedere di essere commissariata sui rifiuti come accadde con successo a Napoli nel 2008. L'emergenza non è diversa, e con il commissariamento la giunta potrebbe affrontare con più decisione altri dossier che non mancano (manutenzione strade e verde e trasporti in primis). Ma se anche non dovesse arrivare la richiesta da parte dello stesso comune, è il governo di Giuseppe Conte che deve fare un passo ormai non più rinviabile. Ci vogliono poteri speciali per affrontare questa situazione che rischia in piena estate di fare molti danni a Roma.