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Così i sacerdoti romani "boicottano" i vescovi anti-Salvini

Quasi nessuno legge durante la messa nelle parrocchie la lettera inviata dai prelati della Diocesi del Lazio

Silvia Sfregola
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Un richiamo forte quello contenuto nella lettera inviata dai vescovi della Diocesi del Lazio ai sacerdoti - in occasione della solennità di Pentecoste - affinché venisse letto ai fedeli durante la messa domenicale nelle parrocchie romane. Una richiesta però completamente disattesa dalla maggior parte dei preti di quartiere, contrari forse a quella che deve essere sembrata più "propaganda elettorale" che un vero monito religioso. Una missiva contro intolleranza e razzismo, contro "certe affermazioni che appaiono essere di moda e che dobbiamo respingere con forza" che però non ha trovato terreno fertile nelle parrocchie della Capitale. "Vorremmo invitarvi ad una rinnovata presa di coscienza - si legge nella missiva - ogni povero da qualunque paese, cultura, etnia provenga è un figlio di Dio. I bambini, i giovani, le famiglie, gli anziani da soccorrere non possono essere distinti in virtù di un "prima" o di un "dopo" sulla base dell'appartenenza nazionale". E ancora: "Le nostre Diocesi, attraverso i centri di ascolto della Caritas e tante altre realtà di solidarietà e di prossimità, danno quotidianamente il proprio contributo per alleviare le situazioni dei poveri che bussano alla nostra porta, accogliendo il loro disagio". I vescovi lo sottolineano forte che il tema principale, che a loro sta a cuore, è quello dei migranti così come evidenziano anche che non intendono nascondere la presenza di molte problematiche legate al tema dell'accoglienza. "Così come sappiamo - dicono - di alcune istituzioni che pensavamo si occupassero di accoglienza, e che invece, non hanno dato la testimonianza che ci si poteva aspettare".  E sul tema dell'immigrazione insistono proprio con forza: "Desideriamo ricordare - scrivono - che quando le norme diventano più rigide e restrittive e il riconoscimento dei diritti della persona è reso più complesso, aumentano esponenzialmente le situazioni difficili, la presenza dei clandestini, le persone allo sbando e si configura il rischio dell'aumento di situazioni illegali e di insicurezza sociale". Un appello accorato, messo nero su bianco dai vescovi della Diocesi laziale, che però non avrebbe sortito alcun effetto tra la maggioranza dei sacerdoti romani: in pochi fra quelli chiamati a farlo, hanno letto nel corso della messa la missiva dal sapore più politico che religioso. 

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