Così i sacerdoti romani "boicottano" i vescovi anti-Salvini
Quasi nessuno legge durante la messa nelle parrocchie la lettera inviata dai prelati della Diocesi del Lazio
Un richiamo forte quello contenuto nella lettera inviata dai vescovi della Diocesi del Lazio ai sacerdoti - in occasione della solennità di Pentecoste - affinché venisse letto ai fedeli durante la messa domenicale nelle parrocchie romane. Una richiesta però completamente disattesa dalla maggior parte dei preti di quartiere, contrari forse a quella che deve essere sembrata più "propaganda elettorale" che un vero monito religioso. Una missiva contro intolleranza e razzismo, contro "certe affermazioni che appaiono essere di moda e che dobbiamo respingere con forza" che però non ha trovato terreno fertile nelle parrocchie della Capitale. "Vorremmo invitarvi ad una rinnovata presa di coscienza - si legge nella missiva - ogni povero da qualunque paese, cultura, etnia provenga è un figlio di Dio. I bambini, i giovani, le famiglie, gli anziani da soccorrere non possono essere distinti in virtù di un "prima" o di un "dopo" sulla base dell'appartenenza nazionale". E ancora: "Le nostre Diocesi, attraverso i centri di ascolto della Caritas e tante altre realtà di solidarietà e di prossimità, danno quotidianamente il proprio contributo per alleviare le situazioni dei poveri che bussano alla nostra porta, accogliendo il loro disagio". I vescovi lo sottolineano forte che il tema principale, che a loro sta a cuore, è quello dei migranti così come evidenziano anche che non intendono nascondere la presenza di molte problematiche legate al tema dell'accoglienza. "Così come sappiamo - dicono - di alcune istituzioni che pensavamo si occupassero di accoglienza, e che invece, non hanno dato la testimonianza che ci si poteva aspettare". E sul tema dell'immigrazione insistono proprio con forza: "Desideriamo ricordare - scrivono - che quando le norme diventano più rigide e restrittive e il riconoscimento dei diritti della persona è reso più complesso, aumentano esponenzialmente le situazioni difficili, la presenza dei clandestini, le persone allo sbando e si configura il rischio dell'aumento di situazioni illegali e di insicurezza sociale". Un appello accorato, messo nero su bianco dai vescovi della Diocesi laziale, che però non avrebbe sortito alcun effetto tra la maggioranza dei sacerdoti romani: in pochi fra quelli chiamati a farlo, hanno letto nel corso della messa la missiva dal sapore più politico che religioso.